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PITTORI: Maestro di Flèche

Sant'Agostino vescovo e cardioforo

Sant'Agostino vescovo e cardioforo

 

 

MAESTRO DI FLECHE

1680-1690

La Flèche, cappella Notre-Dame des Vertus

 

Sant'Agostino vescovo e cardioforo

 

 

 

Il quadro che raffigura sant'Agostino con il cuore fiammante in mano è conservato nella Cappella di Notre-Dame des Vertu nella cittadine di La Flèche. Il quadro venne probabilmente dipinto sullo scorcio finale del Seicento. Agostino è qui raffigurato in piedi, vestito da vescovo mentre impugna con la mano sinistra il suo bastone pastorale. Il santo porta in testa una voluminosa mitra. La scena è ambientata in un locale ampio, forse uno studio: si vede in primo piano un tavole e sullo sfondo, appoggiati a una mensola, numerosi libri, che ricordano la feconda attività di scrittore di Agostino.

Il volto del santo ha un aspetto estatico e presenta una foltissima barba che gli copre il mento fino al petto.

La cappella della Madonna della Virtù è stata costruita in epoca tardo imperiale e venne poi riedificata fra l'XI e il XII secolo sotto la primitiva dedicazione di Saint-Ouen. Nel XIV secolo verrà dedicata a San Bartolomeo. Quando l'edificio subì un restauro nel Seicento tra il 1644 e il 1674, ad opera dei gesuiti di La Flèche che lo ridedicarono alla Madonna delle Virtù.

La cappella è certamente è il più antico santuario cittadino e l'odierno quartiere di Saint-Jacques, dove si trova la cappella, fu probabilmente l'unica area urbanizzata della città in epoca gallo-romana e merovingia. Si accenna alla cappella in un documento del 1087 dove si certifica che Jean de Beaugency, signore di La Flèche, donò ai monaci della abbazia di Saint-Aubin di Angers la chiesa di Saint-Ouen, l'antico nome della cappella. La chiesa di Saint-Ouen conosce un rapido declino con la costruzione della chiesa di san Tommaso nei pressi della fortezza dei signori di La Flèche.

Nella cappella si conservano diversi dipinti, fra cui una Annunciazione e Gesù nell'Orto degli Ulivi (tavole del XVI e XVII secolo), Il Compianto di Cristo e S. Agostino, altri dipinti del XIX secolo, l'educazione della Vergine e di San Giuseppe e il Bambino, sculture in terracotta del XVII e XVIII secolo.

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3