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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Anastasio FontebuoniPITTORI: Anastasio Fontebuoni
Madonna della Cintola con i santi Monica, Agostino
e papa Gregorio XIII
ANASTASIO FONTEBUONI
1619
Tuscania, chiesa di sant'Agostino
Madonna della Cintola con Santa Monica, Sant'Agostino ed il papa Gregorio XIII
Intorno al 1619 Anastasio Fontebuoni, pittore fiorentino, adornò la chiesa di sant'Agostino in Tuscania con questo quadro che raffigura la Madonna della Cintola assieme a Santa Monica, Sant'Agostino e il papa Gregorio XIII.
Nella cimosa in alto all'altare dove era riposto il quadro, si legge in un cartiglio: "ACCIPITE CORRIGIAM ET PRAECINGITE LUMBOS VESTROS" cioè "prendete la cinghia e legate i vostri fianchi".
L'altare era utilizzato dalla Confraternita dei Cinturiati di Santa Monica, che celebravano la festa della Madonna della cintura la prima domenica d'Avvento. L'ordine agostiniano aveva promosso questa devozione e la formazione dei fedeli che visitavano la chiesa recitando preghiere a questo altare. Il pittore ha saputo esprimere in questa pala la materna tenerezza di Maria nei confronti dei tre santi. La scena cerca di riprodurre il momento dell'apparizione della Madonna, vestita di abito nero con ai fianchi una cinta di cuoio, a Santa Monica per invitarla a vestirsi in quel modo. Secondo la tradizione coloro che si vestivano così godevano della consolazione e della protezione di Maria.
La Vergine è raffigurata nella fascia alta, seduta al centro con in braccio il piccolo. Monica ed il papa ricevono da lei la cintura mentre sant'Agostino, a sinistra, la riceve dal Bambino Gesù.
Sullo sfondo si intravedono san Nicola da Tolentino e santa Rita da Cascia. Durante la festa della Madonna della Consolazione era organizzata dai religiosi Agostiniani e dei laici Cinturati una solenne processione, nella cui occasione recitavano la coroncina della Madonna della Consolazione. L'artista mostra di aver assimilato i caratteri caravaggeschi e del naturalismo toscano. Fino al 2005 l'opera d'arte era custodita nel convento di San Francesco. Nel 2012 Livia Carloni scrisse che "nella chiesa di S. Agostino, che custodiva una serie di rilevanti dipinti della seconda metà del Seicento, era presente anche un cospicuo dipinto, visibilmente anteriore di vari decenni, raffigurante la Madonna della cintola e i Santi Agostino, Monica e Papa Gregorio XIII Boncompagni, che feci restaurare insieme agli altri, che erano stati oggetto di un atto barbarico, quando erano tutti provvisoriamente collocati nella moderna chiesa del Sacro Cuore."
Benedetta Montevecchi nel 2012 aggiunse che il bel dipinto di Anastasio Fontebuoni era "già collocato nella casa albergo di San Francesco, come risulta dalla catalogazione CEI nel 2005, ma al momento non rintracciato, raffigurante la Madonna che consegna la cintola a santa Monica, con sant'Agostino e un Santo papa. Speriamo che le forze dell'ordine riescano a ritrovare questo quadro in modo che, poi, potrà essere riposto nel suo altare nella chiesa di S. Agostino."
Anastasio Fontebuoni
Fontebuoni nacque a Firenze nel 1571. Fu allievo di Domenico Cresti, detto "il Passignano", tuttavia le sue prime opere dipinte a Firenze sono andate tutte perdute. Nel 1600 Fontebuoni si trasferì a Roma dove dipinse alcuni affreschi nelle chiese di Santa Prisca e di Santa Balbina, commissionati dai cardinali Benedetto Giustiniani e Pompeo Arrigoni. Nelle sue opere dipinte a Roma tra il 1606 e il 1620 si osserva una forte influenza di Caravaggio e dei primi pittori caravaggeschi. A questo periodo appartengono la Morte della Vergine di S. Giovanni dei Fiorentini a Roma, la Madonna e santi di Flaminio Rignano, l'Annunciazione di Santa Lucia in Selci, il san Gregorio di San Gregorio al Celio, l'Annunciazione nel Duomo di Albano e l'Adorazione dei Pastori di Cori. Nel 1620 Fontebuoni ritornò a Firenze, dove avrebbe lavorato fino alla morte avvenuta nel 1626. Sue opere si trovano nella Galleria di Casa Buonarroti, nel Casino Mediceo di S. Marco e nella Villa di Poggio Imperiale. La Visione di San Bernardo del 1621 è certamente il suo capolavoro del periodo fiorentino. In quest'opera Fontebuoni ha saputo modulare il naturalismo caravaggesco con la tradizione del disegno fiorentino.