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PITTORI: Anonimo genovese

Agostino lava i piedi a Cristo pellegrino

Agostino lava i piedi a Cristo

 

 

ANONIMO GENOVESE

1650-1699

Genova, chiesa di san Nicola da Tolentino

 

Agostino lava i piedi a Cristo pellegrino

 

 

 

La tavola è opera di un anonimo pittore seicentesco di scuola genovese. Il soggetto raffigura S. Agostino mentre lava i piedi a Gesù pellegrino, una tematica cara alla sensibilità spirituale seicentesca. L'opera è conservata nella cappella dell'ordine nella chiesa di san Nicola da Tolentino a Genova.

La leggenda descritta dall'anonimo pittore mette in luce la carità di Agostino e divenne molto cara agli Eremitani ed ai Canonici agostiniani. Secondo M. Aurenhammer, che lo affermò nel suo Lexikon der christlichen Ikonographie (Vienna, 1953), la leggenda sarebbe stata elaborata in Spagna, dove in effetti appare per la prima volta. Da lì si diffuse nelle Fiandre.

Probabilmente fu estrapolata da qualche frase di Giordano di Sassonia, che nel suo Liber vitasfratrum scrisse: "Unde in Vitaspatrum legitur, quod sanctus Apollonius fratribus suis praecipiebat attentius, ut advenientes fratres quasi Domini susciperent adventum: "Nam et adorari adventantes fratres propterea", inquit, "traditio habet ut certum sit in adventu eorum adventum Domini nostri iesu Christi haberi, qui dicit: Hospes fui et susceptistis me". Et hoc sumpta est illa laudabilis observantia Ordinis, ut fratres hospites recipiantur cum genuflexione et manuum deosculatione."

N. CRUSENIUS nel suo Monasticon Augustinianum, I, 7 pubblicato a Vallisoleti nel 1623 a sua volta scrive: "Ad interiora deserti secedens, Christum hospitio suscipit, pedes lavat et audit: 'Augustine, Filium Dei hodie in carne videre meruisti; tibi commendo Ecclesiam meam.' S. Prosper et alii ", dove questi alii sarebbero Ferdinando vescovo di Tarragona e Jean Maburn canonico regolare.

Il primo a produrre questo tema iconografico fu Huguet, ma sarà Bolswert con le sue incisioni a diffonderlo ampiamente.

 

La chiesa di S. Nicola da Tolentino fu eretta a Genova sul finire del cinquecento su un terreno donato nel 1596 dalla famiglia Moneglia. La posa e la benedizione della prima pietra avvennero l'anno seguente. Il progetto fu realizzato dall'architetto Andrea Ceresola. La costruzione del dormitorio dei frati eseguita dal famoso architetto Bartolomeo Bianco. La chiesa fu terminata nel 1601. L'attività religiosa venne interrotta nel 1810 quando per  decreto napoleonico i religiosi dovettero abbandonare il convento di S. Nicola. La chiesa però non venne completamente chiusa poiché fra Giovanni di S. Maria, vi aveva trasportato dal convento della Visitazione, soppresso nel 1797, la statua della Madonna del Parto. Nel 1815 Fra Giovanni riuscì a riaprire la chiesa al culto e nel 1818 i religiosi ritornarono al convento. Distrutta durante il secondo conflitto mondiale, la chiesa fu ricostruita fra il 1945 e il 1950.