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PITTORI: Antonio Grano

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

ANTONIO GRANO

1684-1685

Palermo, chiesa di San Nicolò dei Greci alla Martorana

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Entrati nel primo corpo della chiesa di san Nicolò dei Greci alla Martorana si nota immediatamente il rifacimento di fine Seicento operato sulle volte con le affrescature di Olivio Sozzi, Antonio Grano e Guglielmo Borremans. L'immagine di Agostino appartiene al ciclo dei Dottori della Chiesa, che Antonio Grano dipinse nei pennacchi. Il suo linguaggio pittorico esprime solide figure impostate con notevole sicurezza, quasi a conferma della sua cultura implementata da Novelli assieme ad echi, forse più mediati che diretti, della cultura romana di impronta classicheggiante, probabilmente da disegni e da stampe.

Agostino è raffigurato, come gli altri Dottori Ambrogio, Gerolamo e Gregorio Magno papa, a mezzo busto. Un cartiglio sotto l'ovale lo identifica: S. A(v)GVSTINVS. Il santo impugna una penna con la mano destra, ma ha lo sguardo rivolto altrove. La sua attenzione si rivolge in direzione dell'altare della chiesa. In testa porta una elegante mitra bianca circondata da una luce che forma una aureola propria dei santi. Il suo volto è ingentilito da una foltissima barba, che gli scende copiosa dal mento. Il volto ha un aspetto ancora giovanile con due occhi che esprimono una profondità interiore tesa a conoscere oltre il limite umano. Sotto il piviale e anche sotto le maniche si può notare la presenza della tunica nera dei monaci agostiniani, che così desideravano connotare la loro diretta discendenza da Agostino e dalla sua regola tanto da considerarlo il padre fondatore dell'Ordine.

 

La chiesa fu fondata nel 1143 per volere di Giorgio d'Antiochia, il grande ammiraglio di origini siriache e di fede cattolica bizantina al servizio del re normanno Ruggero II dal 1108 al 1151. Venne edificata da artisti seguendo lo stile siculo-normanno nei pressi di un vicino monastero benedettino, che era stato fondato dalla nobildonna Eloisa Martorana nel 1194. Per questa coincidenza la chiesa fu chiamata successivamente "Santa Maria dell'Ammiraglio" o della "Martorana".

Due decorazioni musive sul fronte del corpo originario sono di straordinario effetto e importanza storica. Il primo raffigura Ruggero II vestito da imperatore bizantino e incoronato re per mano di Gesù Cristo con la scritta in caratteri greci sopra Ruggero che dice "rogerios rex". Il secondo mosaico ricorda la dedicazione della chiesa alla Vergine da parte dell'ammiraglio d'oriente Giorgio d'Antiochia, con quest'ultimo rappresentato in umile atto di prostrazione dinanzi alla Madonna.

 

 

Antonio Grano

Pittore, architetto e incisore, Antonio Grano nacque a Palermo intorno al 1660. Viene considerato un seguace di Pietro Novelli. Verso il 1680 soggiornò a Roma dove conobbe lo stile di Carlo Maratta. Tra il 1684 ed il 1685 Grano intervenne alla decorazione della Chiesa della Martorana con la Gloria dell'Ordine benedettino nella cupola e con i Quattro dottori della Chiesa. Nel 1687 affrescò una Visitazione e una Passione di Cristo per due cappelle della chiesa del Noviziato dei Gesuiti. L'attività pittorica espresse dopo il 1692 l'esecuzione dell'affresco del cupolino della cappella del Crocifisso, nella Cattedrale di Monreale, che propone la Battaglia degli Angeli ribelli, oggi perduto. Importante è la decorazione del soffitto della chiesa di Santa Maria di Valverde, databile all'incirca al 1696, dove si dispiegano fatti e simboli che attengono all'Ordine dei Carmelitani. Nel 1701 Grano dipinse i pennacchi della cupola nella chiesa di Santa Cita e in seguito affrescò, nella chiesa di San Francesco di Paola, Scene della vita del Santo e dei padri dell'Ordine. Tra il 1702 ed il 1705 il Grano intraprese la decorazione pittorica della Chiesa del Gesù, a Casa Professa, di cui purtroppo sono rimasti solo gli episodi cristologici nelle cupolette. Risalgono al 1708 i dipinti, in collaborazione con Giacomo Amato e Giacomo Serpotta, nella chiesa del Monastero della Pietà completati nel 1712 e raffiguranti la Gloria dell'Ordine domenicano e scene della Vita dell'Ordine. Nel 1713 eseguì gli affreschi, oggi perduti, della cappella di San Francesco di Paola, nella Cattedrale di Palermo, su commissione dell'Arcivescovo Gasch e quelli della cappella di San Michele, anch'essi perduti. Il pittore morì nel 1718 mentre stava lavorando per l'Oratorio di Santa Caterina a Palermo.