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PITTORI: Helmichsz Adriaan

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

HELMICHSZ ADRIAAN

1614

Amsterdam, Biblioteca Universitaria

 

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

Questa incisione si trova sul frontespizio di un libro, numerato provvisoriamente "3" a matita, che si trova presso la Biblioteca Universitaria di Amsterdam. L'opera di Gerard Livio ha per titolo "Gheschilderde onwetenheyt Gisberti Masii" ed è stata pubblicata a Gorinchem nel 1614.

L'incisione di Adriaan Helmichsz presenta un episodio relativamente diffuso nel Seicento che si riferisce a una leggenda che riguarda sant'Agostino.

Il santo è qui raffigurato in ginocchio mentre sta pregando indeciso da quale parte volgersi. La sua indecisione emerge chiaramente dalla scritta nella banda inferiore: "POSITUS IN MEDIO, QUO ME VERTAM NESCIO".

La scena si svolge in campo aperto, in un ambiente brullo e impersonale. Il santo indossa i paramenti episcopali, con la mitra in testa e il bastone pastorale che si appoggia alle mani intrecciate in preghiera.

Sullo sfondo si notano le immagini, racchiuse in una mandorla, della Vergine e del Cristo.

Entrambi versano in direzione del santo due fiotti, uno di latte e l'altro di sangue che esce dal costato di Cristo crocefisso.

L'episodio è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

La prima immagine di Maria "Galactotrephousa" (così era chiamata in Oriente, mentre in Occidente veniva appellata come "Maria Lactans") è di origine copta e si trova in una cella monastica di Banit in Egitto e in una caverna eremitica del Monte Latmos in Asia minore (entrambi del sec. VI - VII) nonché a Roma in un frammento di scultura del secolo VI rinvenuto nel Cimitero di San Sebastiano. L'immagine paleocristiana della Virgo lactans, che nella rappresentazione del gesto materno per eccellenza evidenziava l'incarnazione del Cristo in una creatura terrena, fu recuperata nel secolo XII e incontrò enorme successo a partire dal XIII secolo, in coincidenza con la diffusione, promossa dai crociati, delle icone della Galactotrephousa che stimolò una fiorente produzione d'immagini devozionali sia nella pittura che nella scultura.