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Morte di san Nicola con Agostino, Monica e la Vergine: particolare con Agostino
JEAN JENET
1623
Monaco di Baviera, Monasticon Agustinianum
Morte di san Nicola con Agostino, Monica e la Vergine
La stampa è una incisione di Jean Jenet che apparve nell'opera di Crusenio "Monasticon Agustinianum in quo omnium Ordinum sub Regula S. Agustini".
Quest'opera fu edita nel 1623 a Monaco di Baviera.
La scena è piuttosto complessa e vede l'intervento di Agostino, la Vergine e Monica nel momento del trapasso di san Nicola da Tolentino.
Il santo marchigiano è disteso sul letto di morte attorniato da confratelli e da un medico.
Il titolo di testa riporta la scritta: OBITUS ET MIRACULA S. NICOLAI TOLENTINATIS, mentre la didascalia in pedice alla stampa riporta: Quousque tandem patriam carco meam. O omnium Pater et meus.
Quousque usque tandem claudor hoc ergastulo Servator omnium et meus. Revertere exul ad meos cives volo Fruique Coelo patrio Excutere vincla carnis huius, et tibi Christe cupio convivere.
Nella nube in alto alla scena la Madonna è accompagnata dai santi Agostino e Monica. Agostino è raffigurato nella sua dignità episcopale con le braccia allargate. Nella mano sinistra offre il suo cuore fiammante alla Vergine e al Bambino. Questi invia un raggio di luce nella direzione di san Nicola. Monica è vestita da suora agostiniana con in mano una croce che stringe al petto. Intorno al letto di Nicola tre frati stanno amministrando l'estrema unzione a Nicola. Sulle sue ginocchia c'è un piatto con i panini. La scena si apre dalla camera ad un orizzonte più ampio: sulla sinistra compare un cimitero prossimo a una chiesa, dove i morti stanno risorgendo dalle loro tombe. Dietro il letto di Nicola si intravede un sacerdote che sta celebrando la santa Messa per i defunti che soffrono nel Purgatorio, che sono raffigurati in una finestra che si apre nella parte superiore destra della stampa.
Nicola, nato a sant'Angelo in Pontano e vissuto per 30 anni a Tolentino, è il primo grande frutto di santità dell'Ordine agostiniano. Nel 1256, l'anno della Grande Unione, Nicola aveva 11 anni e poco più tardi avrebbe abbracciato la vita religiosa.
L'austerità di vita, la preghiera incessante, la penitenza volontaria, la perfetta vita comune, unite ad una squisita carità e delicatezza verso tutti, ad una sincera e profonda sensibilità per le miserie materiali e spirituali degli uomini, sono tratti caratteristici della sua santità.
E' invocato come taumaturgo per la sua efficace intercessione presso Dio, protettore delle anime del Purgatorio, patrono contro la peste e gli incendi. Dalla sua tenera devozione alla Madre di Dio hanno avuto origine i "panini di S. Nicola." L'iconografia del santo esprime in forme molto varie queste caratteristiche.
La sua figura slanciata e esile, il volto sorridente e compassionevole, lo sguardo sereno e dolce, così come ce lo presentano le pitture giottesche, di poco posteriori alla sua morte, ci rivelano la sua personalità e ce lo fanno sentire come un fratello che stimola, incoraggia ed aiuta a seguirlo nella via da lui percorsa.
La famiglia agostiniana ha visto in S. Nicola un modello pienamente riuscito della sua spiritualità . Nicola ha realizzato infatti l'intento che si era proposto la S. Sede con la decisione di riunire i vari gruppi eremitici in un unico Ordine: quello di offrire una sintesi fra contemplazione e apostolato, fra ricerca di Dio e partecipazione ai problemi umani; quello di far sì che la vita religiosa diventasse fermento di vita cristiana per il popolo di Dio.
"Per i mesti era gioia, consolazione per gli afflitti, pace per quelli che erano divisi, riposo per gli stanchi, aiuto per i poveri, rimedio singolare per i prigionieri e per i malati. Provava tanta compassione per i peccatori che pregava, digiunava, celebrava le messe e piangeva davanti a Dio per i molti che si confessavano da lui, perchè venissero liberati dalle tenebre dei peccati."
(Giordano di Sassonia)
La sua morte fu un'apoteosi. Venti anni dopo, nel 1325, ebbe inizio il processo di canonizzazione. Gli atti, con la deposizione di 371 testi, furono presentati al papa nel 1326, ma la solenne canonizzazione avvenne soltanto nel 1446.
Le sue spoglie sono custodite nel Santuario di Tolentino.