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PITTORI: Christophle Journel

I Soliloquia e il battesimo di Agostino a Milano

I Soliloquia e il battesimo di Agostino a Milano

 

 

CRISTOPHLE JOURNEL

1657

Parigi, Les Soliloques et meditation de St. Augustin

 

I Soliloquia e il battesimo di Agostino a Milano

 

 

 

Questa stampa apparve in una edizione pubblicata a Parigi nel 1657 di uno fra i primi libri scritti da sant'Agostino con il titolo "Les Soliloques et meditation de St. Augustin". Editore fu Christophle Journel che aveva la sua officina nella via della Vielle Bouclerie, all'inizio del ponte di san Michele au Soulier. Il volume è di piccole dimensioni, circa 14 x 8 cm con legatura in piena pelle. La stampa che compare nelle prime pagine ha una struttura complessa: in primo piano c'è Agostino ormai vescovo che regge nella mano destra un cuore fiammante mentre guarda verso il cielo dove, fra le nuvole, appare la Trinità. Un angioletto regge sul proprio capo un libro aperto nelle cui pagine aperte troviamo scritto il titolo dell'opera Les Soliloques et Meditation de saint Augustin e l'autore della traduzione, il reverendo padre de Ceriziers della Compagnia di Gesù.

In secondo piano, ma al centro della raffigurazione, l'artista ha rappresentato il battesimo milanese di Agostino. L'episodio in effetti non è scollegato dal contenuto dell'opera, in quanto i Soliloquia vennero scritti a Cassiciaco durante il periodo di preparazione al battesimo che Agostino conobbe nella villa dell'amico Verecondo assieme a sua Madre Monica, il figlio Adeodato, parenti, amici e discepoli.

Il battesimo, stranamente, viene qui raffigurato all'esterno di una chiesa con un fonte battesimale ai cui piedi si inginocchia Agostino mentre il vescovo Ambrogio, assistito da alcuni chierici, gli amministra il sacramento. In lontananza si può notare la figura inginocchiata di santa Monica, vestita come una suora, che prega ardentemente per il figlio. Sullo sfondo l'orizzonte si allarga in un paesaggio di case e di campagna, che forse vuol rappresentare la città di Milano.

Milano fu la tappa decisiva della conversione di Agostino. Qui ebbe l'opportunità di ascoltare i sermoni di Ambrogio che teneva regolarmente in cattedrale, ma se le sue parole si scolpivano nel cuore di Agostino, fu la frequentazione con un anziano sacerdote, san Simpliciano, che aveva preparato Ambrogio all'episcopato, a dargli l'ispirazione giusta; il quale con fine intuito lo indirizzò a leggere i neoplatonici, perché i loro scritti suggerivano "in tutti i modi l'idea di Dio e del suo Verbo". Un successivo incontro con sant'Ambrogio, procuratogli dalla madre, segnò un altro passo verso il battesimo; fu convinto da Monica a seguire il consiglio dell'apostolo Paolo, sulla castità perfetta, che lo convinse pure a lasciare la moglie, la quale secondo la legge romana, essendo di classe inferiore, era praticamente una concubina, rimandandola in Africa e tenendo presso di sé il figlio Adeodato (ci riesce difficile ai nostri tempi comprendere questi atteggiamenti, così usuali per allora).

A casa di un amico Ponticiano, questi gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di sant'Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di san Paolo; ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato e mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di san Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).

Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti.

Era venuta intanto la primavera; al principio della quaresima, Agostino ritornò dunque a Milano, con Alipio e Adeodato, per ottenere l'iscrizione tra i competentes, i catecumeni cioè ritenuti maturi che avrebbero ottenuto il battesimo per la Pasqua successiva. A Milano partecipò con il vescovo Ambrogio a una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino seguì con il figlio Adeodato e l'amico Alipio. E nella notte sul 25 aprile 387, giorno di Pasqua, egli otteneva il lavacro rigeneratore, per mezzo di Ambrogio. Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

Si tratta di una leggenda tardiva che attribuisce ai due santi, uniti in questa circostanza solenne, la composizione del Te Deum, di cui ciascuno avrebbe cantato, improvvisandola, una strofa.

Non è che una leggenda dell'alto Medioevo, ma molto bella, e piena di significato.

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14