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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Maestro di La PazPITTORI: Maestro di La Paz
Agostino cardioforo nel suo studio
MAESTRO DI LA PAZ
1650-1690
La Paz, chiesa di San Andres de Machaca
Agostino cardioforo
La tela raffigura Agostino con nella mano destra un cuore fiammante. Il santo è seduto davanti al suo scrittoio con un grande libro aperto. Il suo sguardo e la torsione del corpo accentuano il dinamismo della visione. Agostino è rivolto verso l'alto da dove sembra giungere una luce che illumina la sua figura in contrasto con il buio impenetrabile della stanza.
Davanti a lui si trova un grande libro aperto su un poggia libri, ma gli occhi sono rivolti altrove, fissi verso il barlume di luce divina che lo illumina. Il santo indossa gli abiti vescovili, con in testa una voluminosa mitra riccamente decorata come il vestito. Altrettanto evidente è l'abito monacale nerastro che indossa e che richiama ala presenza dell'Ordine agostiniano.
Sotto la tovaglia dello scrittoio si vedono alcuni libri e delle pergamene srotolate. Sul dosso di uno di questi si legge in maiuscolo la parola Faustus, un evidente richiamo alla produzione letteraria polemica dell'ipponate a servizio della Chiesa cattolica.
La tela è opera di un anonimo pittore che si muove nell'orizzonte culturale locale cittadino boliviano nella seconda metà del Seicento e che si ispira, almeno in questo caso, a modelli di provenienza europea.
La tavola si trovava originariamente nella chiesa di San Andres de Machaca a La Paz in Bolivia. Questa chiesa, dichiarata monumento nazionale boliviano nel 1962, è stata purtroppo oggetto di numerosi furti che l'hanno spogliata dei suoi capolavori coloniali. Anche quest'opera venne depredata alla vigilia di Natale nel 1997.
Il furto venne segnalato al Ministero della Cultura e all'Interpol boliviano: successivamente fu registrato nella Banca dati d'Arte internazionale nel Registro delle opere d'arte rubate.
Nel maggio 2011, oltre tredici anni dopo il furto, l'Art Loss Register ha ricevuto una richiesta per cercare nel suo database di opere rubate l'eventuale presenza di due opere risalenti all'età coloniale boliviana. La richiesta fu presentata da un mercante d'arte americano che sosteneva di aver ricevuto i due dipinti in consegna da un anziano collezionista americano. La ricerca presso l'Art Loss Register identificò i due dipinti, riconoscendovi i ritratti di Santa Rosa da Viterbo e di Sant'Agostino che erano stati sottratti alla chiesa di San Andres de Machaca a La Paz.
Le due opere sono quindi state restituite all'ambasciata boliviana a Londra il 12 settembre 2011 nella persona della ambasciatrice Maria Beatriz Souvirón Crespo per conto del Ministero della Cultura boliviano.
Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.
Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?
AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3