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PITTORI: Gerard de Lairesse

Tolle lege nel giardino di Milano

Tolle lege nel giardino di Milano

 

 

GERARD DE LAIRESSE

1673

Caen, Museo des Beaux-Arts

 

Tolle lege nel giardino di Milano

 

 

 

Quest'opera del pittore Gérard de Lairesse raffigura la scena della conversione di Agostino a Milano, quando sentì una voce dall'alto che gli diceva Tolle lege, tolle lege. Il dipinto presenta le notevoli dimensioni di 322x275 cm.

Agostino si trova sotto un grosso fico nel giardino della sua casa di Milano. Un ampio orizzonte si apre allo sguardo, ricco di spazi e di ampi colonnati che si sviluppano nella bella architettura di sfondo. Il santo porta la mano destra al petto in segno di profonda partecipazione a quanto sta accadendo: volge lo sguardo in alto, da dove, secondo la tradizione, che riporta Agostino stesso, avrebbero dovuto scendere le parole TOLLE LEGE, l'invito esplicito a leggere un passo della Bibbia.

Un angelo immerso in una nuvola in cielo sembra proprio richiamarlo alla lettura.

Nella circostanza la scelta di Agostino cadde su un passo di san Paolo che seppe finalmente convincere il santo a superare ogni ostacolo e a farsi catecumeno e poi cristiano.

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze ... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29

 

 

Gérard de Lairesse

Nato a Liegi nel 1641, era figlio del pittore Reinier de Lairesse e di Catherine Taulier. Gérard apprese l'arte della pittura dal padre assieme ai suoi tre fratelli Ernest, Jacques e Jan Gérard. A quattordici anni studiò presso Bertholet Flemalle e pochi anni dopo incominciò a dipingere parecchi ritratti e soggetti storici per gli elettori di Colonia e di Brandeburgo. Nel 1660 lavorò per un breve periodo a Colonia. Nel 1664 dovette fuggire da Liegi dopo aver rotto una promessa di matrimonio. Si sposò invece con Maria Salme o Saime, da cui ebbe il primo figlio nel 1665. In questo stesso anno, Gérard si trasferì ad Amsterdam, dove iniziò una proficua collaborazione con il mercante d'arte Gerard Uylenborch. Intorno al 1675 eseguì la decorazione del soffitto della sala di rappresentanza della residenza dei Lepers e produsse parecchi disegni su fogli per un grande album che doveva contenere gli stemmi dei reggenti. Verso la fine del 1689 Lairesse cominciò a perdere la vista tanto da diventare cieco. Con l'aiuto dei figli riuscì a pubblicare le sue lezioni nel 1701 sotto il nome di Grondlegginge ter teekenkonst (Fondamenti di pittura) e il Groot schilderboek (Il grande libro dei pittori). La concezione dell'arte di Lairesse è pervasa da un intransigente accademismo, che pone le opere di Nicolas Poussin ad un livello assai superiore di quelle di Rembrandt o di Rubens. Questi due volumi furono tradotti in varie lingue. Lairesse morì nella sua casa sul Prinsengracht nel 1711. Dipinse soggetti religiosi, storici, mitologici e allegorici, spesso con architetture di sfondo, ritratti e nature morte di fiori e frutta e vaste composizioni con uno stile accademico. La sua figura, sia di pittore che di teorico dell'arte, fu rivalutata durante il XVIII e il XIX secolo, quando si sviluppò il gusto per la concezione neoclassica dell'arte.