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PITTORI: Lasagna Giovan Pietro

Agostino giovane a Milano: la scena del tolle lege

La scena del tolle lege

 

 

LASAGNA GIOVAN PIETRO

1645 circa

Milano, Scuole Palatine

 

Agostino giovane a Milano: la scena del tolle lege

 

 

 

 

Durante l'ultimo periodo della dominazione spagnola di Milano e del suo Ducato, precisamente a partire dal 1645, fu innalzato il Palazzo delle Scuole Palatine in piazza Mercanti di fronte al Broletto. Sostituì il precedente edificio trecentesco delle Scuole del Broletto, distrutto da un incendio. Era riservato alle discipline del diritto, dell'eloquenza, della medicina e della matematica. Il progetto fu ideato da Lelio Buzzi che riprese esattamente le forme e le architetture che Vincenzo Seregni aveva già realizzato nella stessa piazza con la costruzione del nuovo Palazzo dei Giureconsulti a partire dal 1560.

In una nicchia del nuovo magnifico Palazzo il Buzzi previde il posizionamento al centro del piano nobile di una statua di sant'Agostino in un atteggiamento piuttosto inconsueto nella iconografia del santo. La statua, opera di Giovan Pietro Lasagna, mostra un Agostino giovane, riccioluto, con barba e pizzo, alla moda spagnola del secolo con in mano un libro aperto, mentre l'altra mano accompagna lo sguardo rivolto al cielo. La scena vuole rappresentare l'episodio del tolle lege che costituisce uno degli episodi più emblematici del soggiorno di Agostino nella città di Milano.

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29