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PITTORI: Niccolò Latini

Agostino in adorazione del Crocefisso e della Vergine di Mattero Bartini

Madonna fra i santi Agostino e Michele

 

 

NICCOLO' LATINI

secolo XVII

Prato, chiesa di sant'Agostino

 

Madonna con il bambino tra i santi Agostino e Michele

 

 

 

Lungo la navata sinistra della chiesa di sant'Agostino a Prato si incontra una tavola della fine del secolo XVI che raffigura la Madonna col Bambino tra i santi Michele e Agostino, attribuita al pratese Niccolò Latini. La struttura dell'opera presenta notevoli citazioni da Andrea del Sarto e da Pontormo in uno stile eclettico e stravagante, di forte vivacità cromatica anche se non sempre sorretto da un solido impianto nella struttura del disegno. Agostino è stato raffigurato con i suoi tradizionali attributi di vescovo. Il viso, poco espressivo, ha un aspetto da vegliardo con una folta barba. La Vergine con in braccio il Bambino rivolge lo sguardo verso Agostino che a sua volta guarda l'osservatore.

A sinistra san Michele è in contemplazione del bambino Gesù.

 

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.

Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)