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PITTORI: Liberi Pietro

Santa Chiara da Montefalco con Sant'Agostino e la Trinità

Santa Chiara da Montefalco con

sant'Agostino e la Trinità

 

 

LIBERI PIETRO

1660

Venezia, chiesa S. Stefano

 

Santa Chiara da Montefalco con Sant'Agostino e la Trinità

 

 

 

Pietro Liberi dipinse questa tela per la chiesa di S. Stefano a Venezia nel 1660 nella sua piena maturità artistica. Il soggetto dell'opera raffigura santa Chiara da Montefalco con sant'Agostino che indica con la mano destra verso l'alto la presenza della Trinità. Dipinto con la tecnica a olio dei teleri il quadro misura 275x146 cm. Agostino è vestito da vescovo e si china verso santa Chiesa che è inginocchiata, vestita da monaca agostiniana, che gli rivolge lo sguardo. Il santo ha un viso molto maturo, scavato dagli anni, con una folta barba che gli scende fino al petto. Sembra rivolgersi alla santa che lo interroga rispondendole con un cenno della mano destra che indica la Trinità.

Un angioletto ai suoi piedi regge con le mani la sua mitra. L'opera è conservata nella Sacrestia maggiore della chiesa e fu eseguita per l'altare di sant'Agostino su iniziativa della Scuola di santa Chiara.

 

S. Chiara da Montefalco è monaca agostiniana di prima grandezza, la cui vita e la cui morte sono avvolte da uno stupendo alone di mistero e di misticismo. Quanto sappiamo è testimoniato da Donadieu de Saint-Affrique, che nel 1308 e nel 1309 governava la diocesi di Spoleto. Il 21 agosto del 1308, esattamente quattro giorni dopo la morte di Chiara, Berengario andò a cavallo a Montefalco dove scoprì i straordinari fatti miracolosi che avevano contraddistinto la sua vita fin oltre la morte.

Chiara nasce da Damiano e Iacopa in una zona vicina al "Castellare" in prossimità della chiesa di San Giovanni Battista a Montefalco (concessa nel 1275 dal Comune agli agostiniani e da questi ricostruita e dedicata a sant'Agostino). Sua sorella Giovanna fonda, con l'aiuto economico del padre, il reclusorio di san Leonardo, di cui diventa la prima rettrice; le donne lì si ritirano vivendo rinchiuse e pregando, ispirandosi alla regola di Francesco d'Assisi, che tuttavia ancora non pienamente riconosciuta a quel tempo.

Dopo la morte di Giovanna e nonostante la giovane età (aveva appena 23 anni), Chiara, che era entrata in convento, ne prende il posto di badessa. Chiara fu per le sue suore "madre, maestra e direttrice spirituale". Non lascia scritti eppure, nonostante che la sua vita si dipani nella stretta osservanza della regola monastica, riesce a mantenere un dialogo con il mondo fuori dal monastero. Personaggi illustri come i cardinali Giacomo e Pietro Colonna, Napoleone Orsini, il francescano Ubertino da Casale e tanti altri si rivolgono a Chiara per consigli in materia spirituale. Le sue parole sono descritte come "un fuoco, da cui venivano illuminate, consolate ed accese le menti di tutti coloro che l'ascoltavano".

Nel 1303 promuove l'ampliamento del monastero e la costruzione della chiesa di Santa Croce con l'approvazione del Vescovo di Spoleto che invia la prima pietra benedetta. È qui che, dopo cinque anni, nel 1308, Chiara, ormai ammalata, vuole essere trasportata per poi morirvi e trovarvi sepoltura.

 

 

Pietro Liberi

Nacque a Padova nel 1605. Pittore di un certo pregio, fu anche un uomo di varia e ampia cultura, che possedeva una ricca biblioteca con pregevoli volumi. Condusse una vita avventurosa e ricca di episodi audaci. Dopo l'apprendistato presso presso la bottega del Padovanino, Liberi partì nel 1628 per raggiungere Costantinopoli. Salpato da Costantinopoli nel 1632 su una nave greca, fu fatto schiavo da "due vascelli di Barberia" e venne condotto a Tunisi, dove rimase prigioniero in catene per otto mesi. Tra il 1633 e il 1636 seguì il cavaliere Antonio Manfredini in alcune spedizioni contro i Turchi sotto lo stendardo del Granduca di Toscana. Nonostante la partecipazione a eventi bellici, egli continuò a dipingere. D'altro canto diversi furono gli episodi in cui il pittore indossò l'abito del condottiero guidando le truppe alla vittoria sul nemico mettendo momentaneamente da parte la professione di pittore. Per i suoi meriti guadagnati sul campo venne anche insignito dal doge Molin del titolo di cavaliere di San Marco. La sua notorietà e importanza nel mondo civile influì notevolmente a promuovere il Collegio dei pittori veneziani, separato dalla Fraglia dove trovavano sistemazione anche semplici artigiani quali ad esempio i doratori, e del quale fu nominato nel 1682 primo priore. Pietro Liberi morì a Venezia nel 1687.