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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Anonimo lauretanoPITTORI: Anonimo lauretano
Agostino allo scrittoio scrive ispirato da Dio
ANONIMO PITTORE LAURETANO
XVII secolo
Loreto, Sacrestia della Basilica
Agostino allo scrittoio scrive ispirato da Dio
Nella sacrestia della Basilica di Loreto si conserva questa bella raffigurazione di sant'Agostino che risale probabilmente al primo Seicento. L'autore non è noto, ma appartiene probabilmente alla scuola marchigiana operò in questa regione e nell'area montana limitrofa in quel secolo. Il santo vi è raffigurato seduto ad uno scrittoio in atteggiamento estatico, quasi che stesse scrivendo sotto dettatura divina. In mano impugna una penna a piuma appoggiata a un foglio di un grande libro che sta scrivendo mentre lo sfoglia con la sinistra. l'oscurità dello sfondo accentua l'intensità emotiva della figura del santo tutto teso a interpretare il pensiero divino per tradurlo in parole agli uomini. Agostino indossa gli abiti vescovili, in testa ha la mitra. Il viso del santo ha un aspetto vegliardo, una folta barba bianca lo avvolge mentre lo sguardo è fisso verso l'alto.
Una rappresentazione iconografica ricorrente nelle raffigurazioni agostiniane è quella relativa all'Agostino che scrive sotto ispirazione divina. In questa tipologia iconografica il santo appare di solito vestito in abiti vescovili, tuttavia gli abituali attributi, quali la mitra o il bastone pastorale, sono volutamente messi in disparte o comunque in una posizione decentrata: ciò ha un significato preciso e precisamente quello di sottolineare la prevalenza della ispirazione divina rispetto all'intelligenza, alla culturale o anche solo alla dignità episcopale di cui il santo godeva. La scena ha la finalità di sottolineare la grandezza del pensiero di Agostino le cui parole e i cui scritti vengono direttamente fatti ascendere all'azione divina.
L'Agostino delle Confessioni è anche poeta. Gli studiosi non hanno tralasciato d'illustrare quest'aspetto. " È il suo senso di poesia - scrive uno di essi - che dà alla realtà spirituale un volto ed una voce, alla realtà sensibile un'anima ed un palpito, sicché, mentre la prima viene accostata a noi senza perdere la sua immateriale purezza, la seconda, senza che ne abbiamo la concretezza visibile, ci si fa scala per salire a Dio ".
Ed un altro afferma che tutte le qualità di Agostino scrittore, che furono molte, non spiegano la loro efficacia " se non si tien conto della grandezza del genio poetico del figlio di Monica ". La poesia è l'espressione più alta delle vibrazioni dell'anima, spesso della mistica. Così fu per Agostino. La sua fu la poesia dell'amore, dell'amicizia, della bellezza, del bisogno di Dio, della speranza; la poesia, per dirla con un sua immagine, d'un " filo d'erba assetato ": " Non abbandonare i tuoi doni - dice egli a Dio -, non disdegnare questo tuo filo d'erba assetato".
Si sa che le Confessioni sono una lettera a Dio, nella quale Agostino narra, loda, ringrazia, adora, implora, canta; canta le profondità abissali del cuore umano e le misericordie di Dio. L'uomo e Dio: ecco i due temi sui quali tesse i tredici libri delle Confessioni. Essi, scrive rileggendoli, " lodano Dio giusto e buono per i miei mali e per i miei beni, e verso di lui sollevano l'intelligenza e il cuore degli uomini "
La lode si trasforma spesso in preghiera d'implorazione o in ascesa interiore fino alle vette più alte della contemplazione. Nelle Confessioni ci sono le pagine più affascinanti dell'esperienza contemplativa agostiniana, pagine che si collocano per la forza narrativa e mistica tra le più belle della spiritualità cristiana. Aveva ragione uno scrittore, che era insieme filosofo e poeta, di dire, riferendosi alla narrazione dell'estasi di Ostia, che è una pagina di " profonda poesia " e " una delle cose più vertiginose dello spirito ... "; con essa " nasceva per la prima volta la poesia dell'estasi, il poema della comunicazione con Dio, la vertigine sublime dell'altezza, lo stupendo ascendere dell'anima sino all'assoluto Amore ... "