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PITTORI: Maestro di Mülln

Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia a Mulnn

Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

MAESTRO DI MULNN

1605

Salisburgo, chiesa parrocchiale di Mülln

 

Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

 

 

La raffigurazione di sant'Agostino che osserva il bambino sulla spiaggia mentre sta scavando una buca dove riporre tutta l'acqua del mare, è una abituale scena che si trova nella iconografia del santo. L'immagine qui è stata scolpita in una nicchia che si trova sopra il portone d'accesso al convento che gli agostiniani avevano a Salisburgo, nel quartiere di Mülln. La presenza dei Canonici agostiniani in questa località è attestata dal 1139 quando la chiesa di Mülln venne affidata alle loro cure dal vescovo di Salisburgo. In questa scultura il santo è raffigurato come vescovo, tuttavia sotto i paramenti si nota la tipica cocolla nera dei frati agostiniani e la cintura che gli pende dalla cintola.

Nel 1605 l'arcivescovo Wolf Dietrich von Raitenau (1587-1612) chiamò a Salisburgo l'Ordine degli agostiniani eremiti da Monaco attribuendo loro la parrocchia e il collegiato dei canonici istituito nel 1465 dal vescovo-cardinale Burkhard von Weisprach. Oltre alla parrocchia vennero loro affidate anche le dipendenze di Maxglan e Salzburghof. Wolf Dietrich fece costruire, come secondo fondatore, uno nuovo edificio per il monastero, che è poi l'attuale, ed ampliò la chiesa.

La scultura risale a quel periodo e si trova sopra il portale di accesso all'edificio monastico.

 

Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.

Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ? Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.