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Pittori: Anonimo di Maiorca

Agostino sotto l'albero nella scena del tolle lege

Agostino sotto l'albero nella scena del tolle lege

 

 

 

ANONIMO DI MAIORCA

Palma de Maiorca, chiesa agostiniana di Nostra Signora della Concezione

XVII secolo

 

Agostino e il Tolle lege

 

 

 

La scena è identificabile con il famoso episodio del tolle lege nel giardino della casa di Milano, come sembra suggerire la impercettibile scritta che promana dalla nuvola rossastra in alto a sinistra.

Tuttavia il paesaggio non è quello di una città come Milano e difficilmente si può ricondurre ad un ambiente cittadino per la ricchezza del verde che circonda Agostino. Alti monti all'orizzonte, un'ampia distesa di campagna coltivata, una villa rustica sullo sfondo, hanno fatto pensare diversi studiosi piuttosto al luogo dove Agostino si ritirò per prepararsi al battesimo fra il 386 e il 387 d. C.

Non è raro che gli artisti del Seicento e del Settecento confondano la scena del tolle lege con il soggiorno di Agostino nella campagna dell'amico Verecondo a Cassiciaco. L'albero che sta alle spalle di Agostino e nasconde in parte la villa più che un fico (che compare nell'episodio del tolle lege narrato da Agostino nelle Confessioni) richiama un albero maestoso come quello che lo stesso Agostino cita più volte nei Dialoghi scritti a Cassiciaco, dove con i suoi amici e discepoli amava recarsi nel bel mezzo della campagna per discutere o tenere una lezione sui testi di Virgilio.

L'anonimo autore rappresenta in questa occasione un Agostino giustamente giovane poiché a quell'epoca aveva 32 anni. Indossa abiti che richiamano l'età contemporanea con uno sgargiante sfolgorio di colori dove predomina il rosso.

L'intera scena esprime una grande tranquillità e fa il paio con la serenità di Agostino, ormai in pace con i suoi dubbi e le sue angosce milanesi: la mano sinistra alzata è un simbolo di questa ritrovata pace interiore, l'elemento che indica la piena accettazione della sua nuova condizione di catecumeno in procinto di prepararsi la battesimo.

L'opera è di un anonimo pittore spagnolo fine seicentesco e si trova nella chiesa di Nostra Signora della Consolazione retta dalle monache agostiniane a Palma de Maiorca.

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze ... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29

 

Al termine delle vacanze vendemmiali avvertii i Milanesi di provvedersi un altro spacciatore di parole per i loro studenti, poiché io avevo scelto di passare al tuo servizio e non ero più in grado di esercitare quella professione per la difficoltà di respirare e il male di petto.

AGOSTINO, Confessioni 9, 5, 13

 

Il dolor di petto mi ha fatto abbandonare l'insegnamento, sebbene già, anche senza tale evenienza, stessi tentando di rifugiarmi nella filosofia. Mi condussi subito nella villa del nostro buon amico Verecondo. Dovrei dire col suo consenso ? Conosci bene la sua schietta generosità verso di tutti, ma particolarmente verso di noi. Ivi discutevamo assieme gli argomenti che ritenevamo giovevoli. Eravamo ricorsi all'impiego dello stilo per raccogliere tutti gli interventi perché il sistema giovava alla mia salute.

AGOSTINO, De Ordine 1, 2, 5

 

 

Scrisse allora a S. Ambrogio per sapere quali libri dovesse leggere per meglio istruirsi nella fede, e il santo gli mandò le profezie di Isaia che preannunzia il vangelo e fu quasi il precursore dell' Apostolo delle genti. Egli dapprincipio non comprese le parole del profeta, ed Ambrogio gli disse di rileggerle dopo che avesse meglio approfondite le Sacre Scritture.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea