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PITTORI: Maestro Materano

Madonna delle Grazie con sant'Agostino, santa Monica e Tommaso da Villanova

Madonna delle Grazie con sant'Agostino, santa Monica e Tommaso da Villanova

 

 

MAESTRO MATERANO

XVII secolo

Matera, chiesa di sant'Agostino

 

Madonna delle Grazie con sant'Agostino, santa Monica e Tommaso da Villanova

 

 

 

Sul terzo altare della chiesa di sant'Agostino a Matera è conservata una rappresentazione su tela di quella che è venerata come la Madonna delle Grazie: ai suoi lati sono raffigurati sant'Agostino e santa Monica. In secondo piano dietro Monica si erge in piedi san Tommaso da Villanova. Agostino è seduto in cattedra con un libro aperto nella mano destra e un cuore fiammante nella sinistra. Indossa i paramenti episcopali sopra la nera tunica monacale, che è ben visibile, come quella di Monica.

A fianco della chiesa sorge il convento costruito dai monaci dell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino nel 1592. I Padri Agostiniani demolirono la vecchia chiesa dall'Ipogeo antico dedicato a San Guglielmo da Vicenza risalente all'XI secolo e la ricostruirono nel 1594. Un terremoto nel 1734 danneggiò la chiesa di Santa Maria delle Grazie, la quale fu ristrutturata nel 1747.

Il convento materano divenne la sede del Capitolo Generale dell'Ordine e conobbe nel corso dei secoli varie destinazioni fino al 1866 quando fu soppresso definitivamente per diventare una caserma militare. Nel 1937 l'edificio fu destinato a Casa di Accoglienza per Anziani, mentre ai nostri giorni è diventato la sede delle Soprintendenze ai Beni Artistici, Storici e per i Beni Ambientali e Architettonici della Basilicata.

 

La Chiesa Cattolica celebra la festività della Madonna delle Grazie il 31 maggio, commemorando la Visitazione di Maria ad Elisabetta. Nell'antichità classica e in molte località ancora oggi la festa si svolgeva il lunedì in Albis, poi il il 2 luglio. Ancora oggi, nella maggior parte delle località nelle quali è venerata la Madonna delle Grazie, si continua a festeggiarla in questo giorno.

Questo è davvero un titolo raro, forse perché teologicamente tanto raffinato quanto esatto per celebrare il dono fondamentale che Dio in Cristo fa di se stesso all'umanità che magari, come dice S. Agostino, è molto più desiderosa dei doni del Signore, che non del Signore dei doni. Comunque questo è un titolo mariano agostiniano e con ogni probabilità da ritenersi il più antico, il più originale e il più ricco di significato. Se a Maria si addicono tanti titoli, in modo tutto particolare le va riconosciuto quello di Madre di Gesù, da cui viene la salvezza, dono amoroso e gratuito del Padre, espresso appunto con la parola teologica "Grazia" che condensa gli avvenimenti dell'Incarnazione e della Redenzione.

Questo titolo l'Ordine Agostiniano lo ha adottato fin dalla sua origine perché corrisponde a una sensibilità teologica rintracciabile nella Chiesa già dal secolo XIII. In passato ha certamente avuto maggior fortuna che nei tempi moderni; per gli Agostiniani offre anche familiari e gradite risonanze nella più alta teologia di S. Agostino, il quale ha trattato estesamente e con insuperata profondità il tema della Grazia che si identifica con la salvezza donataci e realizzata in Cristo morto e risorto. Maria, onorata come Madre della Grazia o della divina Grazia, offre l'opportunità di coniugare la cristologia con la mariologia.

Tra gli Agostiniani la devozione a questo prestigioso titolo si è subito sviluppata trovando adeguate espressioni in alcune antifone, preghiere e inni sempre raccomandate dalle nostre Costituzioni e tuttora presenti nei nostri libri liturgici come la Benedicta tu, detta anche Vigiliae B. M. Virginis perché si recitava o cantava alla sera; l'Ave Regina coelorum, Mater regis angelorum, che ancora si canta nella prima metà del giorno, generalmente dopo l'Ora Media, o anche l'inno Maria Mater Gratiae, che si cantava al termine delle processioni e che ancora si usa nella chiesa di S. Giacomo Maggiore a Bologna e in tutta la diocesi.