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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Mercore JacobPITTORI: Mercore Jacob
Agostino cardioforo
MERCORE JACOB
1600-1620
Roma, Istituto Nazionale per la Grafica
Agostino cardioforo
La stampa, opera dell'incisore Mercore Jakob raffigura, come è ben espresso dalla didascalia, una immagine di sant'Agostino. Il santo è stato disegnato all'interno di un ovale in abiti episcopali, ma senza la mitra in testa, che giace invece poco discosta a destra su un tavolo assieme a dei libri impilati.
Con la mano destra Agostino tocca un libro aperto su cui sono scritte alcune parole, mentre con la sinistra regge un cuore fiammante che guarda con molta attenzione e partecipazione emotiva. Sopra la fiamma si possono osservare delle figure, che rappresentano la Trinità immerse in una sorgente luminosa che tocca anche il viso di Agostino. Il suo volto, dall'aspetto maturo, con una folta barba e baffi, volge lo sguardo nella direzione trinitaria. Sopra il suo capo si nota un'aureola, mentre di fianco al libro aperto giace il suo bastone pastorale.
L'intera scena si svolge in un ambiente aperto con una scenografia classica.
Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.
Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?
AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3