Contenuto
Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Balthazar MoncornetPITTORI: Balthazar Moncornet
Sant'Agostino medita sul mistero della Trinità nel suo studio
MONCORNET BALTHAZAR
1630-1640
Collezione privata
Sant'Agostino medita sul mistero della Trinità nel suo studio
L'autore di questa incisione a bulino successivamente acquerellata è un artista francese della prima metà del Seicento. Balthazar Moncornet la realizzò probabilmente verso il 1630 con il titolo di titolo di S. Augustinus: questa indicazione è tuttavia relativa al personaggio e non tanto al significato dell'opera. Moncornet in questa incisione in realtà ha raffigurato Agostino allo scrittoio mentre sta scrivendo sotto l'influenza della Trinità, che si vede in piccolo in alto a destra nelle sue tre Persone, da cui si irradiano i raggi che illuminano la mente di Agostino.
Agostino è vestito da vescovo, ma ha deposto la mitra sul tavolo di lavoro. Nella mano destra impugna una penna ed ha davanti un libro aperto. Il viso del santo ha lo sguardo rivolto verso la Trinità che fissa con molta attenzione. Una fluente barba riccioluta gli scende fino al petto, mentre la testa è inopinatamente calva. la scena si svolge nello studio del santo, ma un'ampia finestra ne allarga l'orizzonte dischiudendolo sul cielo e la campagna.
L'incisione, per meglio conservarla, è stata incollata su un foglio antico. Le dimensioni del foglio sono cm. 27 per 21 ca.
Agostino è stato il primo teologo latino ad avere affrontato in maniera rigorosa e sistematica il tema della Trinità, di natura squisitamente teologica e pertanto particolarmente astratto. Le sue radici sono nello stesso Nuovo Testamento dove, con Pietro e soprattutto Paolo, si fa del Cristo una persona divino-umana, e dove si fa del dio ebraico l'unico padre del Cristo, per cui questi gli diventa figlio unigenito. Nello stesso vangelo di Giovanni, si parla dello Spirito come di un "consolatore" mandato agli uomini in attesa della fine dei tempi.
Il De Trinitate è un testo fondamentale di Agostino che fu iniziato nel 399 e pubblicato nel 419. Agostino non era il primo in Occidente a scrivere su questo tema: già l'avevano fatto, seppure in modo frammentario, Tertulliano, Ilario e Ambrogio di Milano che hanno sicuramente influenzato la sua teologia. Ma è soprattutto Plotino, col suo neoplatonismo, a costituire un punto di riferimento privilegiato. Agostino lesse anche le opere trinitarie di Atanasio, Basilio, Gregorio Nazianzeno, Epifanio, Didimo il Cieco, ma non sembra che questi padri del mondo greco o orientale abbiano influito molto sul suo pensiero.
Il De Trinitate prende le mosse polemizzando con gli ariani, gli eunomiani e i sabelliani. Lo scopo infatti è quello di dimostrare che la Trinità è il solo unico vero Dio in tre persone. Il procedere speculativo di Agostino è di tipo astratto-concreto-astratto. Egli cioè parte dall'unità o unicità di Dio, considerata come un'idea ormai consolidata dopo che la polemica contro i politeisti è finita da un pezzo, per porre solo successivamente la pluralità delle tre persone, concludendo infine con le loro opposizioni di relazione. L'unità della divinità in tre ipostasi è garantita dall'unità della sostanza. La diversità delle persone, cioè della loro identità, è per così dire assorbita dalla loro unità.
La figura dello Spirito, a differenza di tutta la teologia ortodossa, non viene colta nel suo spessore ontologico, di diversità rispetto alla figura del figlio, ma solo nella sua funzione fenomenica, strumentale. Lo Spirito è in funzione del principio di autorità, che viene equamente condiviso dal padre e dal figlio. Agostino infatti chiama "amans" il padre, "amatus" il figlio e "amor" lo spirito, cioè dà a quest'ultimo un appellativo astratto, e la sostanza dello Spirito non viene concepita come in sé, ma come dal tutto derivata. Lo spirito dipende completamente e dal padre e dal figlio. La teologia trinitaria agostiniana influenzerà il modo occidentale di pensare sulla processione dello Spirito, portandolo a rompere definitivamente con la teologia bizantina. L'occidente s'impadronirà del filioquismo in modo spontaneo, senza reagire minimamente a questa che gli ortodossi hanno sempre considerato un'eresia.