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PITTORI: Maestro di Montebruno

S. Agostino in cattedra attorniato da monaci agostiniani

S. Agostino in cattedra attorniato da monaci agostiniani

 

 

MAESTRO DI MONTEBRUNO

1600-1650

Montebruno, Santuario di Nostra Signora

 

Sant'Agostino in cattedra

 

 

 

L'affresco occupa una intera parete a forma di lunetta. Agostino è seduto in cattedra al centro della scena affollata da vari personaggi legati all'ordine agostiniano. La scena costituisce un esempio della celebrazione dell'ordine agostiniano e di Agostino, che ne viene ritenuto il fondatore in quanto i monaci seguono la sua regola, sia pure a distanza di quasi mille anni. Due monaci a destra e due a sinistra sono ritti in piedi e omaggiano il santo. Ai lati estremi, a destra e a sinistra, due altri gruppi di monaci sono inginocchiati in preghiera devota al santo. Agostino è seduto regalmente sul suo trono nei suoi abiti episcopali con la mitra in testa e il bastone pastorale nella mano sinistra. Sotto il piviale si nota il saio nero dei monaci agostiniani, la cui presenza vuole simbolizzare la diretta discendenza dell'ordine proprio dal santo vescovo di Ippona.

 

Il convento appartiene a un complesso edilizio che ingloba il Santuario di Nostra Signora.

Questo santuario, già chiesa di Santa Maria Assunta, è un edificio religioso che sorge a Montebruno, nella val Trebbia in provincia di Genova, lungo la strada provinciale. La chiesa è sede della parrocchia di Santa Maria Assunta del vicariato Valle Scrivia della diocesi di Tortona. Secondo la tradizione locale sul luogo dove oggi sorge il santuario vi fu, nel 1478, una miracolosa apparizione della Vergine Maria. Il racconto popolare asserisce che la Madonna apparve ad un pastorello muto che, alla vista della Signora, riacquistò miracolosamente la parola per poi annunciare alla popolazione di Montebruno lo straordinario evento. Gli abitanti accorsi sul luogo dell'evento ritrovarono sul tronco di un albero di faggio una statua in legno raffigurante la Vergine, che oggi è collocata sull'altare maggiore.

Nella sala del refettorio del convento che era annesso al santuario, oggi convertita in cappella, è raffigurato un secondo affresco che presenta la celebre Ultima Cena, opera di pittore cinquecentesco sconosciuto.

Nella stessa sala del refettorio, è raffigurato un secondo affresco che ritrae episodi della Vita di sant'Agostino ed in questo caso l'opera è di pittore sconosciuto.

 

Il santuario fu costruito nel 1486 sulla sponda di destra del fiume su iniziativa del frate agostiniano Battista Poggi a ricordo della miracolosa apparizione della Vergine avvenuta nel 1478 ad un pastorello muto. Della presenza del Santuario ci ha lasciato un ricordo anche il Giustiniani: "E passato il giogo quale è distante dal mare quindeci miglia, si trova di là al piede di quello Montebruno, col Monastero dei soccolanti di S. Agostino, monastero di gran devotione, vicino al quale ha origine il fiume Trebia."

La chiesa, a tre navate, rivela nelle arcate ogivali l'origine tardo-quattrocentesca con uno stile di stampo gotico, ma la ridondante decorazione in stucchi dorati e la sostituzione dei pilastri alle colonne, il grandioso altare in marmi policromi lasciano trasparire gli apporti dello stile barocco.

All'interno sono presenti opere scultoree e pittoriche di pregio, fra cui due tele, una del Seicento e l'altra del 1750. La prima è opera di un pittore sconosciuto della scuola pittorica ligure, mentre la seconda è un dipinto di Agostino Ratti raffigurante il Transito di san Giuseppe. Un affresco del pittore Giovanni Quinzio raffigura sul lato sinistro dell'edificio la storia della miracolosa apparizione e la successiva costruzione del santuario. Del di Ottavio Semino che illustra il Battesimo di sant'Agostino.

La chiesa presenta un eccezionale altare con ricca decorazione in marmo, stucco e colonne tortili. La facciata originaria, di cui non si conosce lo stile antico, fu modificata nel 1897 da lavori di rifacimento che ne cambiarono l'aspetto nell'attuale forma neoclassica. Del convento si parla nella "Relazione sullo stato dei conventi" del 1650, c. 86 dove si annota che è costruito in posizione isolata sulla riva destra del fiume Trebbia "e vi è per passarlo il suo ponte in pietra".  Interventi ottocenteschi hanno interessato anche il convento: la sala capitolare risulta a un certo punto trasformata in teatrino e parte del monastero in scuole. Il chiostro, sostenuto da rozzi pilastri, è ridotto a corte rustica.  Il refettorio, collocato nel lato del chiostro perpendicolare all'abside della chiesa, conserva i restaurati affreschi cinquecenteschi.

La Relazione del 1650 specifica che "il claustro è quadrato, a piano di esso vi è il refettorio, cucina, capitolo, dispensa, granaro, mandraccio e panetteria con forno e di sotto la cantina e altre stanze. In mezzo al claustro la sua cisterna e da un lato di detto monastero vi è una stanza per il fieno e la legna e sopra li claustri vi è il dormitorio con suo numero di camere abitabili venti, con sue logge attorno per uso dei padri e forestieri". Grazie all'intervento del principe Giovanni Andrea Doria I (1539-1606), il convento già nel 1612 è finito a nord.