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Sant'Agostino consegna la sua Regola ai frati
ANONIMO DI MONTEFALCO
XVII secolo
Montefalco, chiesa di Sant'Agostino
Sant'Agostino consegna la sua Regola ai frati
La tavola è particolarmente efficace nella rappresentazione della scena della consegna della Regola da parte di Agostino ai suoi monaci. Riproducendo un clichè abbastanza ripetuto l'autore ha dipinto Agostino in abiti monacali mentre offre il consueto libro dove è ben in evidenza la raccomandazione ANTE OMNIA FRATRES CARISSIMI DILIGATUR DEUS DEINDE PROXIMUS.
La scena ha una struttura tuttavia alquanto originale con sant'Agostino sospeso a mezz'aria con un nugolo di angioletti che lo contornano e che reggono dei simboli, il cuore fiammante, la mitra, il bastone pastorale, il libro della Regola, che le identificano nella sua spiritualità e nella sua dignità ecclesiastica. Lo sguardo del santo è rivolto verso l'alto dove si affaccia fra le nuvole la Trinità, mentre le braccia si allungano verso il basso dirigendosi ai fratelli monaci. E' chiara l'intenzione dell'autore di presentare la Regola come una trasmissione della volontà divina di vivere cristianamente di cui Agostino si è fatto tramite: ciò che è scritto nella regola discenderebbe dunque direttamente dai desideri di Dio.
Agostino ha un aspetto maturo con una folta barba, indossa la colla degli Agostiniani e sul petto ha una bella e grande croce che gli pende dal collo. Ai suoi piedi quattro monaci, due per lato, dall'aspetto molto giovanile, in ginocchio rivolgono lo sguardo verso l'alto protendendo le braccia e la mani per ricevere il dono prezioso della Regola.
L'episodio della consegna della regola ai frati agostiniani è un elemento diffuso nella iconografia agostiniana già a partire dai codici miniati del XIII secolo e fa seguito alla istituzione dell'Ordine agostiniano nel 1256. La consegna ha un valore altamente simbolico in quanto vuole esprimere la diretta dipendenza degli agostiniani da Agostino. L'Ordine agostiniano sarebbe, secondo questa concezione, il naturale prolungamento dell'esperienza monastica inaugurata da Agostino in Africa.
Alcuni studiosi concordano nell'attribuire a S. Agostino solo la Regula ad servos Dei; in epoca successiva questa Regula fu adattata al femminile e unita alla Lettera 211 che già conteneva indicazioni per le monache di Ippona. La Consensoria monachorum, invece, è stata attribuita ad un anonimo autore dell'ultimo periodo della letteratura visigotica in Galizia e scritta tra il 650 e il 711.
L'Ordo monasterii pur restando nella tradizione della vita agostiniana un documento di riferimento venerando, non è stato più attribuito ad Agostino già dalla critica rinascimentale.
Sulla data di stesura della Regula ad servos Dei ci sono diverse opinioni: una prima teoria indica come data probabile il 391, più o meno in coincidenza con la fondazione del primo monastero d'Ippona, il monastero dei laici; una seconda teoria indica il 400 in coincidenza con il De opere monachorum; una terza sposta la data addirittura fino al 427-428, dopo il De correptione et gratia, in coincidenza con la controversia sulla grazia sorta nel monastero di Adrumeto. La maggioranza degli studiosi, però, pensa sia stata scritta intorno al 400.
11. 1. Progredendo intanto l'insegnamento divino, coloro che nel monastero servivano a Dio sotto la guida del santo Agostino e insieme con lui, cominciarono ad essere ordinati preti della chiesa di Ippona.
11. 2. Così di giorno in giorno s'imponeva e diventava più evidente la verità della predicazione della chiesa cattolica, e così anche il modo di vita dei santi servi di Dio, la loro continenza e assoluta povertà: perciò dal monastero che quel grande uomo aveva fondato e fatto prosperare con gran desiderio (varie comunità) cominciarono a chiedere e ricevere vescovi e chierici, sì che allora prima ebbe inizio e poi si affermò la pace e l'unità della chiesa.
11. 3. In fatti circa dieci uomini santi e venerabili, continenti e dotti, che io stesso ho conosciuto, il beato Agostino, richiesto, dette a diverse chiese, alcune anche molto importanti.
11. 4. D'altra parte costoro, che dal loro santo modo di vita venivano a chiese di Dio diffuse in vari luoghi, si dettero ad istituire monasteri, e poiché cresceva lo zelo per l'edificazione della parola di Dio, preparavano a ricevere il sacerdozio fratelli, che furono messi a capo di altre chiese.
11. 5. Pertanto progrediva per mezzo di molti e in molti la dottrina di fede salutare, di speranza e di carità insegnata nella chiesa, non solo in tutte le parti d'Africa ma anche nelle regioni d'oltremare: infatti con la pubblicazione di libri, tradotti anche in greco, grazie a quel solo uomo, con l'aiuto di Dio, tutto il complesso della dottrina cristiana venne a conoscenza di molti.
11. 6. Allora - com'è scritto - il peccatore a veder questo s'adirava, digrignava i denti e si struggeva (Sal. 111, 10); invece i tuoi servi - secondo quanto sta scritto - erano in pace con quelli che odiavano la pace e quando parlavano erano combattuti da quelli senza motivo (Sal. 119, 7).
POSSIDIO, Gesta Augustini 11, 1-6