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Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
MAESTRO DI ST. ULRICH
1690
St. Ulrich im Mühlkreis, cappella di sant'Ulrico
Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
Questa statua che raffigura S. Agostino si trova nella cappella dedicata a sant'Ulrico nel paese di St. Ulrich im Mühlkreis in Austria. La statua è posizionata sull'altare maggiore che venne costruito nell'epoca del ritorno stilistico al neogotico nel 1876 dallo scultore Josef Kepplinger. Le due statue laterali, fra cui quella di sant'Agostino, sono antecedenti a questa ristrutturazione e risalgono all'anno 1690.
la statua raffigura Agostino con abbigliamento che sembra quello dei canonici, pur portando in testa la mitra episcopale e nella mano destra il bastone pastorale. Nella mano sinistra regge un libro chiusa che sembra offrire al fedele o all'osservatore, simbolo della sua straordinaria produzione letteraria a servizio della Chiesa. Realizzata in legno, l'opera è di autore sconosciuto, per quanto ben fatta e proporzionata.
Il volto del santo riflette lo stereotipo iconografico che gli è stata attribuito, con un viso aystero e una folta barba riccioluta che gli copre le guance.
La cappella è l'unica del villaggio ed è formata dal coro gotico di una ex cappella del castello del XIV secolo. Durante il regno di Giuseppe II la chiesa fu sconsacrata nel 1786, mentre nel 1870 venne effettuata la demolizione della navata. Il coro da allora ha formato la attuale cappella del villaggio di St. Ulrich im Mühlkreis.
Il castello, costruito nel XII secolo, venne distrutto nel 1427 e solo nel 1482 fu possibile ripararlo.
In origine la cappella e il paese erano sotto la sovranità dei vescovi di Passavia, diventando il luogo di importanza regionale per i nobili Schallenberger. La prima menzione del castello e della cappella risale all'anno 1186. nel 1427 questo castello, che possedeva un fossato, venne distrutto dagli Ussiti. Gli Schallenberger costruirono vicino alle rovine un nuovo castello, noto oggi come Hoftaverne. Questa famiglia di nobili ne tenne il possesso fino al 1660: purtroppo di questo castello non si è conservato praticamente nulla. Restano solo i resti della ex cappella del castello.
8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.
8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.
8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.
8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.
8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.
8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.
POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6