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PITTORI: Scuola napoletana

Ambrogio battezza Agostino

Ambrogio battezza Agostino

 

 

SCUOLA NAPOLETANA

XVII secolo

Trani, chiesa di sant'Agostino

 

Ambrogio battezza Agostino

 

 

 

 

La pala rappresenta una scena che è stata raffigurata moltissimo nella iconografia agostiniana: è il famoso episodio del battesimo di Agostino. Il santo venne battezzato dal vescovo di Milano Ambrogio, che aveva conosciuto in questa città durante la sua permanenza presso la corte imperiale fra il 384 e il 387 d. C. Ambrogio è uno dei principali artefici della definitiva conversione di Agostino al cristianesimo, colui che seppe guidarlo con il suo insegnamento e le sue prediche verso la conoscenza profonda dei misteri cristiani. La scena, di autore ignoto, ma attribuibile alla Scuola napoletana del Seicento, non si discosta molto dalle abituali rappresentazioni di questo soggetto e prefigura le impostazioni più tarde del Settecento. Numerosi sono i personaggi che affollano il luogo, l'interno di una chiesa, dove si svolge il battesimo.

In alto, un vecchio sant'Ambrogio versa sul capo di un giovane Agostino l'acqua che ha raccolto dal fonte battesimale con una conchiglia dei pellegrini. Agostino è inginocchiato in atteggiamento molto compunto sotto gli sguardi amorosi e soddisfatti della madre Monica vestita con la tonaca delle suore. Un nugolo di chierici fanno da contorno alla scena principale reggendo libri, la mitra, il bastone pastorale, candele accese. In basso a sinistra tre persone si contorcono e si strappano i capelli che hanno assunto le sembianze di serpi: sono gli eretici, i manichei che Agostino ha rifiutato e che combatterà con la forza della fede e della ragione per tutta la sua vita.

 

Milano fu la tappa decisiva della conversazione di Agostino. Qui ebbe l'opportunità di ascoltare i sermoni di Ambrogio che teneva regolarmente in cattedrale, ma se le sue parole si scolpivano nel cuore di Agostino, fu la frequentazione con un anziano sacerdote, san Simpliciano, che aveva preparato Ambrogio all'episcopato, a dargli l'ispirazione giusta; il quale con fine intuito lo indirizzò a leggere i neoplatonici, perché i loro scritti suggerivano "in tutti i modi l'idea di Dio e del suo Verbo". Un successivo incontro con sant'Ambrogio, procuratogli dalla madre, segnò un altro passo verso il battesimo; fu convinto da Monica a seguire il consiglio dell'apostolo Paolo, sulla castità perfetta, che lo convinse pure a lasciare la moglie, la quale secondo la legge romana, essendo di classe inferiore, era praticamente una concubina, rimandandola in Africa e tenendo presso di sé il figlio Adeodato (ci riesce difficile ai nostri tempi comprendere questi atteggiamenti, così usuali per allora).

A casa di un amico Ponticiano, questi gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di s. Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di S. Paolo; ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato e mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di S. Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).

Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti. Nella Quaresima del 386 ritornarono a Milano per una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino, il figlio Adeodato e l'amico Alipio. Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14