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PITTORI: Maestro di Palermo

Monica e suore agostiniane si rivolgono alla Vergine

Monica e suore agostiniane si rivolgono alla Vergine

 

 

MAESTRO DI PALERMO

XVII secolo

Palermo, chiesa S. Agostino

 

La Vergine, Monica e monache agostiniane

 

 

 

La facciata della chiesa risale agli ultimi anni del Duecento. L'edificio fu costruito al tempo degli Angioini, intorno al 1275, nel luogo dove sorgeva la cappella della famiglia Maida. La fabbrica fu conclusa grazie alle famiglie Sclafani e Chiaramonte, che apposero i loro stemmi ai lati della facciata ancora oggi visibili. Oltre ad un ricco rosone, la facciata presenta un bel portale gotico con timpano, decorato con motivi geometrici e floreali a due colori.

Il portale quattrocentesco, che denota un gusto fastoso caratterizzato da un'esuberante decorazione, forse è opera del Gagini e del Mancino. L'interno è ricchissimo di stucchi del Serpotta.

Immagini di santi agostiniani sono incastonate all'interno di tondi circondati da elementi vegetali. L'interno fu rifatto nel 1671, si presenta a navata unica ed è l'esito delle numerose trasformazioni seicentesche. Giacomo Serpotta, al quale si deve l'intervento decorativo fra il 1711 e il 1729 delle pareti spoglie, realizzò una fantastica architettura ornamentale in stucco arricchita da immagini allegoriche e santi.

Al lato settentrionale della chiesa è associato un chiostro terminato nel 1560 e attribuito a Vincenzo Gagini.

La pala che si trova sull'altare di santa Monica raffigura la santa mentre volge lo sguardo verso il cielo dove siede su una nube la Vergine con in braccio il Bambino. Accanto a Monica troviamo altre monache agostiniane che si rivolgono lo sguardo alla Vergine.

Sopra la tela la cornice dell'altare propone un'opera in stucco del Serpotta che raffigura la disputa di Agostino con un eretico.

La chiesa, oltre alle opere serpottiane conserva i lavori di insigni artisti quali il Marabitti, Lo Zoppo di Gangi, Antoni Grano ed altri. Attiguo alla Chiesa si trova un chiostro cinquecentesco il cui progetto viene attribuito a Vincenzo Gagini.

 

In diverse rappresentazioni Agostino compare assieme alla madre, da soli o con altri santi, ai piedi della Vergine, che è assisa in trono, oppure appare tra le nuvole con in braccio il Bambino. Si tratta di rappresentazioni iconografiche senza un preciso significato se non quello di rinforzare il legame intenso fra agostiniani e la Vergine.

«Gesù dice a sua Madre: "Donna, ecco tuo figlio!". È come se dicesse: Abbi fiducia in lui come se fosse tuo figlio. Poi dice al discepolo: "Ecco tua madre!". È come se dicesse: Abbi cura di lei come se fosse tua madre. "E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa (in sua)". Qui si osserva l’accoglimento della raccomandazione: prese cioè la madre in casa sua per onorarla, custodirla e curarla, come fa un figlio verso la madre. Ma Agostino legge l’espressione all’accusativo plurale: in sua, e si chiede: "Come mai dice in sua se non possiede nulla di proprio?".

Risponde: "In sua significa tra i suoi obblighi, i suoi doveri e i suoi beni, non nelle sue proprietà, che del resto non aveva"»

AGOSTINO, In Johannem 19, 37-39