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Battesimo di Agostino a Milano
MAESTRO DI PORTO
1640-1660
Ravenna, Basilica di Santa Maria in Porto
Battesimo di Agostino a Milano
L'affresco compare nell'intradosso dell'ultima cappella di destra nella Basilica di Santa Maria in Porto che appartenne ai Canonici Lateranensi.
Vi è stata raffigurata la scena del battesimo di Agostino. Il santo vestito di bianco si inginocchia davanti al vescovo Ambrogio che con la mano destra alza una ciotola con l'acqua benedetta da versare sul capo. Agostino è accompagnato da un anziano sacerdote, che va probabilmente identificato con Simpliciano.
In primo piano compare l'immagine a mezzo busto di una donna che assiste al battesimo e che può essere riconosciuta nella figura della madre Monica.
Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.
AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14
Era venuta intanto la primavera; al principio della quaresima, Agostino ritornò dunque a Milano, con Alipio e Adeodato, per ottenere l'iscrizione tra i competentes, i catecumeni cioè ritenuti maturi che avrebbero ottenuto il battesimo per la Pasqua successiva. A Milano partecipò con il vescovo Ambrogio a una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino seguì con il figlio Adeodato e l'amico Alipio. E nella notte sul 25 aprile 387, giorno di Pasqua, egli otteneva il lavacro rigeneratore, per mezzo di Ambrogio. Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.
Si tratta di una leggenda tardiva che attribuisce ai due santi, uniti in questa circostanza solenne, la composizione del Te Deum, di cui ciascuno avrebbe cantato, improvvisandola, una strofa.
Non è che una leggenda dell'alto Medioevo, ma molto bella, e piena di significato.
Verso la prima metà del Quattrocento i Canonici Regolari di Santa Maria in Porto decisero di costruire un loro monastero adiacente alla chiesa di Santa Maria a Porto Fuori, in un luogo poco lontano dal centro della città. I veneziani tuttavia ottennero che il monastero venisse costruito entro le mura della città.
La costruzione del monastero venne avviata nel 1496 e si concluse nel 1509. I Canonici vi si insediarono già dal 1503, mentre la consacrazione ebbe luogo nel 1606, da parte dell'arcivescovo di Ravenna insieme al cardinale camerlengo Pietro Aldobrandini. Nel 1710 fu realizzato il nuovo altare maggiore e, nel 1784.
Nel 1797 la chiesa fu occupata dai francesi, che spogliarono il santuario dei suoi beni ed espulsero i monaci. Fu in questa occasione che venne espropriato il dipinto, detto anche Pala Portuense raffigurante La Vergine in trono con il Bambino, i Santi Anna, Elisabetta, Agostino e il beato Pietro degli Onesti del pittore Ercole de Roberti, che oggi è conservato alla Pinacoteca di Brera.