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PITTORI: Antonio Alonso

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

ANTONIO ALONSO

1607

Puebla de los Angeles, ex Convento di sant'Agostino

 

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

La scena raffigurata nel riquadro si trova sul portale d'entrata all'ex Convento di sant'Agostino a Puebla de los Angeles in Messico. Il titolo originario della chiesa è Chiesa dell'Incarnazione della Madonna o Santa María de Gracia e fu dettato dalla presenza dei monaci eremitani di Sant'Agostino. La sua costruzione iniziò nel 1555, tuttavia, data l'ampiezza del progetto, si riuscì ad aprirla al culto solo nel 1612, quando era ancora incompiuta. Sono presenti numerose testimonianze anche artistiche dell'Ordine agostiniano, fra cui nicchie con sculture di Santa Monica e santi notevoli dell'Ordine. Fra questi ultimi ricordiamo, tra gli altri, san Nicola da Tolentino, san Guglielmo da Tolosa e san Juan de Sahún. La struttura della chiesa è ben proporzionato, con cappelle laterali e la navata centrale molto alta. L'intero complesso è stato gravemente danneggiato dalla presenza militare nel 1863, quando ha perso il suo arredamento barocco. L'edificio è stato ulteriormente colpito e danneggiato dai terremoti del 1874 e 1999.

L'episodio che viene descritto nel riquadro riprende una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati ad essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

La prima immagine di Maria "Galactotrephousa" (così era chiamata in Oriente, mentre in Occidente veniva appellata come "Maria Lactans") è di origine copta e si trova in una cella monastica di Banit in Egitto e in una caverna eremitica del Monte Latmos in Asia minore (entrambi del sec. VI - VII) nonché a Roma in un frammento di scultura del secolo VI rinvenuto nel Cimitero di San Sebastiano. L'immagine paleocristiana della Virgo lactans, che nella rappresentazione del gesto materno per eccellenza evidenziava l'incarnazione del Cristo in una creatura terrena, fu recuperata nel secolo XII e incontrò enorme successo a partire dal XIII secolo, in coincidenza con la diffusione, promossa dai crociati, delle icone della Galactotrephousa che stimolò una fiorente produzione d'immagini devozionali sia nella pittura che nella scultura.

 

Il convento annesso alla chiesa cominciò ad essere costruoto nel 1591. Pedro de la Cotera figura come il suo più grande maestro dal 1599, quando definisce la forma della chiesa. Alla sua morte nel 1607 era stato concluso il blocco laterale e il primo corpo principale. Nello stesso anno lo scalpellino Antonio Alonso ha concluso la costruzione della sua facciata. La facciata della chiesa è di alta qualità ispirata all'architettura manierista. Nel 1609 l'architetto "capomastro" era Mateo Cuadrado che iniziò la costruzione delle sue volte. Dal 1615 i lavori sono proseguiti con Gaspar Aguilera Miguel de Guzman e successivamente i lavori furono seguiti dall'architetto Sivigliano Francisco de Aguilar, che nel 1627, assunse per le decorazioni Pedro Gutiérrez Torres, che si avvalse dell'aiuto di Lorente Martin Perez e Lopez.