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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Pasqualino RossiPITTORI: Pasqualino Rossi
Battesimo di sant'Agostino
PASQUALINO ROSSI
1679
Fabriano, chiesa di san Benedetto
Sant'Ambrogio battezza sant'Agostino
La tela di Pasqualino Rossi si trova a Fabriano e si presenta di notevoli dimensioni (303x188cm): il soggetto è Sant'Ambrogio che battezza sant'Agostino. la scena è piena di personaggi fra i quali spiccano al centro Ambrogio e Agostino, inginocchiato in attesa di essere battezzato.
Pasquale Rossi, più conosciuto come Pasqualino Rossi, è stato uno dei più importanti protagonisti della pittura italiana in età Barocca. E' stato lungamente attivo a Roma e nelle Marche. Autodidatta formatosi nell'ambito dei canoni della scuola veneta, Rossi subì grandi influenze dalla pittura romana. Delle origini vicentine del pittore parla il suo primo biografo, padre Pellegrino Antonio Orlandi, che nel 1704 indica il 1641 quale data di nascita e il 1670 quale anno di aggregazione del pittore all'Accademia del disegno a Roma. Tra i rarissimi documenti che riguardano direttamente l'artista troviamo lo Stato della anime della parrocchia romana di Sant'Andrea delle Fratte, che descrive la composizione della sua famiglia nel 1721: "Pasqualino del Rossi, veneto, pittore, anni 81", la moglie Caterina Fiaschetti di sessantuno anni, due figli e una figlia ventenni, una nipotina di tre anni. Il pittore sarebbe scomparso poco dopo, il 28 giugno 1722. Probabilmente da tempo aveva abbandonato i pennelli, e forse aveva passato la tavolozza e gli altri strumenti del mestiere alle figlie che aveva istruito, una delle quali è menzionata dall'Orlandi, sempre nell'Abecedario pittorico del 1704, per la predisposizione al disegno e alla pittura.
Benché la sua presenza a Roma sia stata registrata molto presto, con l'elezione a Virtuoso del Pantheon nel 1668, che precede di due anni l'iscrizione all'Accademia di San Luca, bisogna portarsi al 1666 per trovare una sua opera registrata nella collezione Doria Pamphilj.
Numerose sono le tele che eseguì per gli edifici ecclesiastici delle Marche: a Fabriano, Serra San Quirico e Cagli. Se quelle della chiesa di San Bartolomeo di Cagli, con le storie della vita del santo, del 1699 circa, documentano la tarda attività dell'artista. Rossi nel 1706, «in età avanzato, podagroso, e non capace d'alcuni anni in qua di pennelleggiar tanto bene, quanto faceva», come riporta l'abate Melchiori, fornì dieci dipinti alla collezione dell'arcivescovo di Magonza, Lothar Franz.
Le più apprezzabili tele della chiesa di san Benedetto e di san Biagio di Fabriano risalgono agli anni Settanta e evidenziano la sua piena maturità. Le opere più seducenti si conservano a Serra San Quirico, nella chiesa di Santa Lucia, dove si ammirano in particolare le cinque tele con storie della vita della santa, in sequenza narrativa come gli episodi nelle predelle degli antichi dipinti su tavola, la cui vivace sensibilità aneddotica trova i presupposti figurativi nella pala di santa Lucia di Lorenzo Lotto a Jesi.
Come racconta Agostino nelle Confessioni, verso l'estate del 386 d. C. dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò ogni cosa, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti. Nella Quaresima del 386 ritornarono a Milano per una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino seguì con il figlio Adeodato e l'amico Alipio. Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.
Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.
AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14