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PITTORI: Rovello Giuseppe

Madonna della Cintola con i santi Agostino, Monica, Zeno e Pietro martire

Madonna della Cintola con i santi Agostino, Monica, Zeno e Pietro martire

 

 

ROVELLO GIUSEPPE

1600

Arcole, chiesa di san Giorgio

 

Madonna della Cintola con i santi Agostino, Monica, Zeno e Pietro martire

 

 

 

La pala d'altare di Giuseppe Rovello che si trova nella chiesa di san Giorgio ad Arcole, raffigura una scena diffusa nella iconografia agostiniana che presenta la Madonna della Cintola con i santi Agostino, Monica. In questo caso sono stati associati anche i santi Zeno e Pietro martire. Zeno, il celebre vescovo di Verona, tradizionalmente raffigurato come “moro” nel Medioevo, qui ha un aspetto europeo, con una fluente barba rossiccia, il volto dalla fronte spaziosa, uno sguardo bonario e una bocca sorridente. La mitria bianca è attraversata da una striscia dorata, decorata con perle e impreziosita da una gemma blu al centro. Le mani sono coperte da guanti scuri e sull'indice della destra si nota un anello d'oro a fascia. La mano sinistra è appoggiata al cuore, mentre la destra sorregge un piccolo codice dalle cui pagine sporgono le tacche segnalibro. Sulla copertina del messale, decorata da borchie e da rilievi sul cuoio che la riveste, si può osservare un bottone d'oro ad incisione o a sbalzo. Zeno indossa una cotta candida sulla veste grigia; fittissime pieghe scendono dalla scollo, aprendosi in un ricco drappeggio. Il piviale bianco e oro rimanda a broccati e damaschi di gusto veneziano con ramage simmetrici entro cornici sinuose.

Il piviale sul lato destro riproduce un santo aureolato, e sopra il braccio si intravede una figura femminile vestita di rosso la cui interpretazione è resa difficile dalla presenza del pastorale che le si sovrappone. Sul lato sinistro il piviale sviluppa una figura femminile aureolata con un bambino vestito di bianco che è tenuto per mano. La figura superiore rappresenta una donna riccamente vestita, ha un abito con bustino e un manto rosso. Esprime una posa tipica delle martiri che sorreggono su un piattino il simbolo del loro martirio. Il piviale è fermato da una gigantesca fibula quadrata, costituita da una pietra scura tagliata a quattro facce e incastonata in una massiccia cornice d'oro e perle. Il pastorale, dal ricciolo con volute floreali, reca appeso un pesce, il simbolo popolare che identifica san Zeno, proprio come appare nella famosa statua dell'abbazia di san Zeno a Verona. Sul lato destro della tela san Pietro Martire è vestito con semplicità e indossa l'abito monacale coperto dalla cappa nera. Nella mano destra regge la palma simbolo del suo martirio, mentre con la sinistra sostiene un messale, assai più modesto di quello di San Zeno, ricoperto di cuoio con cerniere e chiavistelli in bronzo.

Il volto popolano, dai tratti dolci e arguti, mal si raccorda con il cranio spaccato dal coltello, che raffigura il martirio a cui il santo fu sottoposto. Lo sfondo della pala è un cielo crepuscolare con gli ultimi bagliori del tramonto all'orizzonte. Tra i due dei santi si apre un cono prospettico percorso da un fiume con numerose anse tra colline boscose e cime innevate. Un ponte su palizzate congiunge le due sponde ed è percorso da un viandante. Ai piedi di san Zeno è raffigurato un piccolo volatile, forse una pernice, simbolo della passione di Cristo e probabilmente allude al martirio di san Pietro. Valore simbolico va attribuito anche alle due lepri, animali veloci e così imprendibili che rappresentano il cristiano virtuoso che sfugge agilmente l'inseguimento delle tentazioni e la trappola del peccato. Nel cielo sopra i due santi si distende lo spazio sacro dove appaiono la Vergine con sant'Agostino e santa Monica in una luce dorata, simbolo dell'eternità e del Paradiso, contornato da nuvole color tempesta che accompagnano le apparizioni celesti. Accanto alla Vergine ci sono due angioletti che allungano verso i Santi delle funicelle che sono simboli della Sacra Cintura. Questo particolare rimanda ad una devozione molto popolare che invocava Maria come consolatrice degli afflitti, di cui ad Arcole esisteva una Confraternita a Lei intitolata. Questo culto popolare nacque, secondo la tradizione, dal desiderio di santa Monica di imitare Maria anche nel modo di vestire. La madre di Agostino avrebbe chiesto alla Madonna di conoscere il suo abbigliamento durante la sua vedovanza e, soprattutto, come vestiva dopo l'ascesa al cielo di Gesù. La Vergine le apparve coperta da un'ampia veste di stoffa dozzinale, dal taglio semplice e di colore molto cupo, ossia in un abito molto dimesso e decisamente penitenziale. Questa veste era trattenuta in vita da una rozza cintura in pelle che scendeva quasi fino a terra; Maria, slacciatasi la cintura, la porse a Monica raccomandandole di portarla sempre e le chiese di invitare tutti i fedeli che imploravano la sua particolare protezione ad indossarla.

Sul suo trono di nuvole la Vergine appare rivestita da una tunica bianca con sopravveste marrone e mantello blu rischiarato da squarci di luce che profilano le ginocchia, le spalle, il capo e il volto è poco caratterizzato, con lo sguardo abbassato verso i due santi a cui sta porgendo la Sacra Cintura. Sant'Agostino, a fianco della Vergine, ha un atteggiamento reverente e allo stesso modo implorante con la mano sinistra sul cuore e la destra con l'indice teso ad indicare la terra per cui sta evidentemente intercedendo. Santa Monica, con abito nero e velo monacale appoggiato sul soggolo candido, non ha altre caratteristiche e anche il suo volto è appena accennato.

Il cartiglio, quasi un biglietto ripiegato, lasciato cadere negligentemente alla base del pastorale di san Zeno, riporta questa firma intrigante: "Opera di Giuseppe Rovello leoniceno / anno 1600". Non conosciamo molto di questo pittore, ma la precisione analitica e l'abilità compositiva lo legano all'orizzonte culturale ed artistico di qualche scuola veronese.