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PITTORI: Maestro romano

Triplice incoronazione di san Nicola con la Vergine, Agostino e Iddio Padre

Triplice incoronazione di san Nicola con la Vergine, Agostino e Iddio Padre

 

 

MAESTRO ROMANO

1640-1660

Incisione a stampa

 

Triplice incoronazione di san Nicola con la Vergine, Agostino e Iddio Padre

 

 

 

Santino di san Nicola da Tolentino che rappresenta l'apoteosi del santo nella sua triplice incoronazione. Il soggetto riproduce il dipinto romano del pittore Tommaso Salini eseguito poco dopo il 1615.

L'opera di Salini si trova nella Cappella di S. Nicola da Tolentino nella Chiesa di S. Agostino a Roma. La cappella fu iniziata dai patroni principi di d'Estouteville e fu conclusa dai padri agostiniani. Sull'altare si trova la tela di Tommaso Salini che ci mostra uno dei più famosi santi agostiniani: il marchigiano san Nicola da Tolentino. Il frate si erge ritto in piedi al centro dell'opera reggendo in mano un libro e un fiore di giglio, mentre rivolge lo sguardo al cielo, dove appaiono Dio Padre e ai lati la Madonna e sant'Agostino.

La scena è piuttosto composita e ricca di particolari, che alludono alla capacità del santo di tenere sotto di sè il mondo, il demonio e la carne. Agostino è raffigurato in alto a destra con i suoi attributi vescovili in atto di offrire una corona a Nicola, suo ardente seguace.

Il tema della triplice incoronazione ha una particolare valenza per la comprensione della spiritualità e santità di san Nicola.

 

La leggenda della vita di san Nicola da Tolentinorappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.

Fece la sua professione religiosa (voti solenni) a meno di diciannove anni. Nel 1269 fu ordinato sacerdote. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant'Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305.

Celebri sin dal Medioevo sono i cosiddetti "panini miracolosi" di san Nicola, che servirono anche per la raccolta di farina da parte dei fedeli che si recavano al santuario e che dettero nome anche alla compagnia cerretana degli "affarinati", citata anche dal vescovo urbinate Teseo Pini nel suo Speculum Cerretanorum. Viene ricordato il 10 settembre.

La sua tomba, a Tolentino, è conservata con venerazione dai fedeli.

Il celebre santo marchigiano ha una propria amplissima iconografia, che ne trattano la vita e i miracoli. A Tolentino sorge la più bella e grande Basilica in suo onore. In diverse rappresentazioni Nicola viene raffigurato assieme ad Agostino, di cui fervente seguace sin dalla gioventù, quando indossò la tonaca nera degli agostiniani nel Trecento. Fu un asceta rigidissimo con se stesso e dolce e comprensivo con i poveri, i bisognosi e gli ammalati. Grande confessore, fu pieno di umana compassione per ogni tipo di miseria. L'incondizionata obbedienza, il distacco completo dai beni terreni, l'umiltà e la modestia furono costanti della sua vita.

Intorno a lui c'è sempre un'aura di prodigio, che comincia dalla nascita, avvenuta quando i genitori parevano destinati a non avere figli. Nel processo per la canonizzazione, aperto vent'anni dopo la sua morte, 371 testimoni verranno a parlare dei suoi moltissimi miracoli. Sappiamo inoltre che Nicola è anche un maestro di rigore ascetico, cioè di severità con sé stesso. Un insieme di elementi certo eccezionali, ma piuttosto staccati dal vivere comune della gente, incapace di miracoli e non ghiottissima di penitenza. Invece Nicola - a dispetto delle controindicazioni - è un santo sempre popolarissimo proprio tra la gente comune, di secolo in secolo: è l'amico dei giorni feriali, che viene in casa portando la festa.