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Agostino vescovo e Dottore della Chiesa con san Gregorio
CESARE SERMEI
1630-1640
Spello, chiesa di San Ventura
Agostino vescovo e Dottore della Chiesa con san Gregorio
Sulla parete di destra della chiesa di san Ventura a Spello sono conservate varie opere di Cesare Sermei, fra cui un affresco che raffigura San Feliciano mentre predica Spello. Sotto rinveniamo due figure di santi e San Carlo Borromeo oltre a un ffresco di scuola umbra seicentesco con San Sebastiano.
A Sermei sono attribuite soprattutto alcune tele dipinte a olio che raffigurano i quattro Dottori della Chiesa e santi: si riconoscono San Girolamo, Sant'Ambrogio, San Lorenzo, Santo Stefano, San Gregorio e Sant'Agostino. Quest'ultimo è raffigurato a mezzo busto con fra le mani un libro aperto e una penna in atto di scrivere. E' raffigurato calvo, con una folta barba, con un volto segnato dalla maturità. Il personaggio è stato realizzato in modo maestoso, magniloquente e tuttavia profondamente umano. Si nota chiaramente la presenza della nera cocolla dei monaci agostiniani. Questo particolare potrebbe essere associato alla presenza dei Cruciferi nella primitiva chiesa medioevale, i quali seguivano la regola agostiniana.
Si tramanda in effetti che la chiesa e il convento con l'ospedale annesso ad uso dei i pellegrini che si recavano a Roma furono edificati nella seconda metà del secolo XII sotto il titolo di S. Croce da Ventura Spellucci. Costui sarebbe appartenuto secondo la tradizione alla famiglia locale degli Spellucci. Nato sul finire del XII secolo, aderì all'ordine ospedaliero dei Crociferi. Dopo un periodo trascorso a Roma tornò a Spello, dove fondò una chiesa con annesso ospedale che intitolò a Santa Croce. Morì a Spello e fu sepolto nella chiesa che aveva edificato. Ben l'edificio mutò titolazione in San Ventura, a motivo dei numerosi miracoli che accadevano a quanti si recavano a pregare sulla sua tomba. Nel 1265 la chiesa era sicuramente già intitolata a S. Ventura. Le sue poglie, poste in un'urna di pietra, furono collocate sotto la mensa d'altare, dove accorrevano i malati di ossa. All'interno della chiesa c'è un affresco, opera di un artista di fine Trecento, che riproduce il santo dall'aspetto di vegliardo dalla lunga barba, con grandi occhi e con in mano un libro.
Verso la metà del Cinquecento la chiesa subì gravi danni al passaggio di truppe militari, mentre convento e ospedale furono distrutti. Nel 1625 su iniziativa del nobile G. Cambi si procedette a una prima ristrutturazione. Nel 1656 l'ordine dei Crociferi italiani venne soppresso e la chiesa fu presa in carico dai frati Minori della chiesa cittadina di S. Andrea.
Cesare Sermei
Nacque a Città della Pieve verso il 1581, figlio del pittore Ferdinando Sermei. La sua formazione si sviluppò tra Orvieto e Roma presso la bottega di Cesare Nebbia. Nel 1608 si stabilì ad Assisi. La sua attività artistica fu assai longeva e interessò tutta l'Umbria. Lavorò a Todi, Perugia, Bastia Umbra, Foligno e Terni. Ad Assisi completò gli ultimi lavori nella Basilica di San Francesco con il Giudizio Universale nel catino absidale della Basilica inferiore. lavorò anche nella Chiesa Nuova, nel Palazzo Vescovile, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e nel Santuario di Rivotorto. Sermei collaborò con altri artisti quali Girolamo Martelli e Giacomo Giorgetti. Il suo linguaggio si presenta molto espressivo e diretto, tanto che le sue opere sono immediate e di facile comprensione. Utilizzò spesso elementi architettonici che servono da sfondo per ampliare lo spazio. Gli autentici protagonisti dei suoi dipinti sono sempre i personaggi realizzati in maniera maestosa, magniloquente e tuttavia umana. Nello stile del Sermei forte è l'influenza del tardo manierismo romano, delle suggestioni di Giovanni Baglione prima e del Cavalier d'Arpino successivamente. Muore ad Assisi nel 1668.