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Sant'Agostino e il torchio mistico
ANONIMO DI ST. ETIENNE
XVII secolo
Chiostro della chiesa di St. Etienne a Parigi
Sant'Agostino e il torchio mistico
In una vetrata del chiostro della chiesa di St. Etienne a Parigi è stata rappresentata la scena del torchio mistico: i quattro Dottori della Chiesa, fra cui Agostino sono di fronte a Cristo, dal cui cuore scende del sangue nel calice mistico.
In questa bella chiesa parigina sono custodite in un'urna le reliquie di santa Genoveffa, la patrona di Parigi: esse sono conservate in splendida cappella gotica in legno intagliato a fianco del coro. Nella stessa chiesa riposano le spoglie mortali dei grandi letterati Racine e Pascal. Di Pascal una lapide ricorda con grande pietà la vita e le opere. Alcune parti della chiesa sono in stile gotico ed altre in stile rinascimentale, compresa la bellissima parete divisoria tra la navata centrale e il coro. Notevolissime sono anche le vetrate.
La passione di Cristo e la sua funzione Redentrice trova nel torchio mistico un'alta forma espressiva della devozione popolare. Il Cristo viene premuto sotto un torchio formato dalla Croce: sotto di essa una tinozza ne raccoglie il sangue, mentre lo Spirito santo, sotto forma di colomba, preme il torchio medesimo. Il sangue viene raccolto in un calice da Agostino e da altri santi. Le scritte del tipo: "questo è il sangue del Nuovo testamento, bevete tutti di questo sangue, salva Signore il tuo popolo, ci ha amato e ci ha mondato dei peccati nostri nel suo sangue" spiegano ampiamente il senso della rappresentazione iconografica.
L'immagine del "Torchio Mistico" o di "Cristo pigiatore" ha una lunga storia. Possiede un carattere allegorico per cui Cristo è il frutto che va pigiato, il succo ricavato, in realtà il suo sangue, è la bevanda di redenzione per i peccati dell'uomo. Dal catino che raccoglie il sangue parte la linea che accompagna la sofferenza del peccato fino alla pressa del sacrificio di Gesù. La figura centrale di Cristo è accompagnata, ai lati, da altre immagini di sofferenza dell'uomo, assimilabili alla condanna di Gesù, ricordata dalla corona di spine, insieme ad altri strumenti di tortura e di prigionia quali la sedia con le catene e i ceppi. La lunga storia di questa particolare iconografia nasce nel Medioevo, con attestazioni risalenti al IX secolo. All'origine vi erano la raffigurazione della vite e del grappolo. La visualizzazione di Cristo nella pressa si diffonde invece dal XII secolo e con maggior realismo, e sempre più esplicitamente, Gesù viene dipinto mentre trasuda sangue sotto la pressione del torchio almeno dal XIV secolo. L'ispirazione all'immagine è tratta dal testo d'Isaia (63, 3): "Nel tino ho pigiato da solo e del mio popolo nessuno era con me. Li ho pigiati con sdegno. Il loro sangue è sprizzato sulle mie vesti e mi sono macchiato tutti gli abiti."
Spetta a sant'Agostino il collegamento tra questo brano d'Isaia e il grappolo meraviglioso del libro dei Numeri (13, 23)
"Tagliarono un tralcio con un grappolo d'uva, che portarono in due con una stanga."
Nelle Esposizioni sui Salmi il commento è esplicito: "Mi calpestano sempre i miei nemici, molti sono quelli che mi combattono. / Nell'ora della paura io in te confido leggiamo "... Perché è tenuto nel torchio il suo corpo, cioè la sua chiesa. Che significa " nel torchio" ? Nelle angustie. Ma ben fecondo è questo essere spremuti nel torchio. Finché è sulla vite, l'uva non subisce pressioni: appare intera, ma niente da essa scaturisce. La si mette nel torchio, la si calpesta e schiaccia; sembra subire un danno, invece questo danno la rende feconda, mentre al contrario, se le si volesse risparmiare ogni danno rimarrebbe sterile. Orbene tutti i santi che soffrono persecuzioni da parte di coloro che si sono allontanati dai santi, stiano attenti a questo salmo e vi riconoscano sé stessi ... Il primo grappolo d'uva schiacciato nel torchio è Cristo. Quando tale grappolo venne spremuto nella passione, ne è scaturito quel vino il cui calice inebriante quanto è eccellente!
AGOSTINO, Esposizione sui Salmi, 55, 3-4