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PITTORI: Maestro spagnolo

Le Confessioni di Sant'Agostino nel Museo di Carmes nell'edizione di Salamanca del 1554

Le Confessioni di Sant'Agostino nel Museo di Carmes nell'edizione di Salamanca del 1554

 

 

MAESTRO SPAGNOLO

1660-1690

Alba de Tormes, Museo Carmelitano Carmus

 

Sant'Agostino appare a santa Teresa

 

 

 

Questa tela ad olio della seconda metà del tardo Seicento è opera di uno sconosciuto pittore spagnolo e si trova nel Museo carmelitano di Carmes a Alba de Tormes, dove morì santa Teresa e dove si trovano i suoi resti. La fondazione del convento di Alba iniziò alla fine del 1570, quando Teresa viene espulsa da Medina dal provinciale Angelo Salazar e quasi senza sosta, dopo aver attraversato Mancera alla ricerca di Juan de la Cruz, intrapre la fondazione di Alba.

L'opera ha per soggetto la visione di sant'Agostino che influenzò l'opera e la vita di santa Teresa d'Avila nel corse della sua maturità.

Il contenuto e il messaggio visivo dell'opera esprimono un chiaro riferimento e un parallelismo tra la seconda conversione della santa e la conversione di Agostino nel giardino della casa milanese dove Agostino abitava. Il santo, in piedi dinanzi alla santa con i suoi attributi episcopali si rivolge a Teresa con un ampio gesto delle mani che viene ricambiato dalla santa inginocchiata ai suoi piedi. Alle spalle di Agostino volteggia un angioletto che porta fra le mani un cuore fiammante, il suo tipico elemento iconografico in età barocca. Al centro della scena la colomba dello Spirito santo scende sulla testa di Teresa.

Il legame di Teresa di Gesù con sant'Agostino, si sviluppa proprio nel momento in cui la santa "scopre" le Confessioni e trova per la prima volta una conferma e un conforto a quello che lei stessa stava vivendo.

Così Teresa scrive nella Vita: «Mi dettero in quel tempo le «Confessioni di S. Agostino», e credo per un tratto di divina provvidenza, perché non solo non le avevo cercate, ma neanche sapevo se esistessero. Io sono molto devota di S. Agostino: primo, perché il monastero nel quale sono stata da secolare era del suo Ordine, e poi perché era stato peccatore. I santi che furono peccatori e che Dio chiamò al suo servizio mi consolavano molto, parendomi di trovare in essi un appoggio, nella fiducia che il Signore perdonasse a me, come aveva a loro perdonato. Però, ripeto, mi desolava molto il fatto che essi, chiamati da Dio una volta, non l'avevano più abbandonato, mentre io sono stata chiamata un infinito numero di volte, e questo mi affliggeva. Ma riprendevo coraggio, pensando all'amore che Egli mi portava, perché mai ho diffidato della sua misericordia, bensì di me stessa, e molte volte. (…) Cominciando a leggere le "Confessioni di S. Agostino", mi parve di vedere in esse la mia vita, e mi raccomando molto a questo santo glorioso. Quando giunsi alla sua conversione e lessi della voce che udì in giardino, ne ebbi una così viva impressione come se l'udissi pur io, e per lungo tempo rimasi a sciogliermi in lacrime con l'anima travagliata da grandissima lotta. Oh, la libertà che mi rendeva padrona! lo mi stupisco di aver potuto sopravvivere a tanta angoscia! Sia benedetto Colui che mi mantenne in vita per farmi uscire da morte così funesta!» (Vita 9, 7-8)

In questo breve passo della Vita Santa Teresa fa riferimento ad un episodio specifico delle Confessioni di sant'Agostino, episodio che si inserisce nel racconto della conversione, presente nell'ottavo libro: il famoso passo del «prendi e leggi». Agostino, dopo aver ascoltato il racconto della conversione di due funzionari di Treviri, narrato dall'amico e compatriota Ponticiano, sente nascere in sé una forte e lacerante crisi interiore, in cui il Signore lo faceva ritornare su se stesso per scoprirne tutte le brutture e malvagità, e gli faceva prendere chiara coscienza di quanto fosse lontano da Lui1. Nel mezzo di questo grande tumulto del cuore (di questo si parla nelle Confessioni), Agostino, in un impeto d'azione, si precipita dall'amico Alipio, che a sua volta aveva ascoltato il racconto di Ponticiano: perché tutto questo tormento di fronte alla conversione dei due agentes in rebus di Treviri? come rispondere? che fare? Inizia così l'episodio che santa Teresa ricorda in Vita 9, 8, quello della voce udita nel giardino.

Santa Teresa, alla lettura di questo brano, scoppia anch'essa in lacrime disperate, perché si sente coinvolta totalmente dal racconto: quell'invito lascia in lei una viva impressione, lei dice «come se l'udissi pure io». E infatti quella lettura e quel pianto non furono inutili. La Santa prosegue: «Certo che Egli dovette ascoltare i miei gemiti e muoversi a pietà delle mie lacrime. Cominciai col sentirmi crescere il desiderio di stare più a lungo con Lui e di togliermi dagli occhi tutte le occasioni cattive, lontana dalle quali mi davo subito ad amare il Signore» (Vita 9, 9).

Per santa Teresa è una vera scoperta: sant'Agostino e in particolare le Confessioni resteranno per lei punti di riferimento sicuri e utili nel suo messaggio. La riflessione agostiniana sulla «dispersione nel molteplice» e sulla «dissipazione» di se stessi e della propria vita sembra trovare nuova voce nelle parole di Teresa: «di passatempo in passatempo, di vanità in vanità, di occasione in occasione cominciai a mettere di nuovo in pericolo la mia anima» (Vita 7, 1).

In Agostino Teresa ha trovato l'esempio di un santo peccatore, che il Signore ha scelto per guidare il suo popolo, come lei stessa ammette, un santo che si è convertito dopo l'incontro decisivo con il Signore Gesù, «il Figlio incarnato e crocifisso di Dio»4. È dunque ancora più indubbio che tra i due santi, «maestri dell'interiorità» (e non per caso entrambi dottori della Chiesa) potessero esserci, con tutte le dovute distinzioni, affinità e richiami di esperienza e di messaggio.

 

In un ambiente rarefatto e fuori dal tempo si concretizza questo incontro ideale fra i due santi. Cominciò così lungo periodo di intensa vita spirituale, durante il quale Teresa fece le esperienze che descrisse nei suoi libri, maturando la sua esperienza carmelitana secondo lo spirito dell'Ordine.

 

Santa Teresa d'Avila (Teresa Sánchez de Cepeda Ávila y Ahumada, in religione Teresa di Gesù) nacque ad Ávila nel 1515, a 85 km a nord-ovest di Madrid e morì a Alba de Tormes nel 1582. E' stata una religiosa e mistica spagnola fra le figure più importanti della Controriforma cattolica grazie alla sua attività di scrittrice e di riformatrice degli ordini religiosi. Fu la fondatrice delle monache e dei frati Carmelitani Scalzi. È venerata come santa dalla Chiesa cattolica e è considerata una dei 33 Dottori della Chiesa. I suoi profondi e religiosi ideali ascetici le furono trasmessi fin da quando era bambina dal padre, il cavaliere Alonso Sánchez de Cepeda, e specialmente dalla madre, Beatrice d'Ávila y Ahumada. Nel 1528 all'età di 13 anni perse la madre che morì per una grave malattia. Venne inviata 3 anni dopo dal padre presso le suore agostiniane di Ávila, ma qui ne uscì un anno dopo nel 1532 perché si ammalò gravemente.