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Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
GIOVANNI TRAVAGLIA
1673
Palermo, Cattedrale S. Maria Assunta lungo via Matteo Bonello
Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
La statua si trova davanti alla cattedrale di Palermo di santa Vergine Maria Assunta. Il nome del vescovo Joanne archiepiscopo di Palermo compare nella scritta sul basamento della statua che reca incisa anche la scritta Avgvstinvs episcopus. Juan Lozano (1610-1679) apparteneva all'Ordine Agostiniano e proveniva dalla Provincia spagnola di Andalusia.
Dal 29 maggio 1656 al 4 febbraio 1669 ricoprì la carica di vescovo di Mazara del Vallo, per poi passare all'arcivescovado di Palermo, dove restò fino al 26 aprile 1677 prima di essere nominato arcivescovo a titolo personale di Plasencia. Il prospetto meridionale della cattedrale si trova lungo il lato di Via Vittorio Emanuele o anticamente strada del Cassaro, parola di derivazione araba indicante la "fortificazione". Il fianco destro della cattedrale, con le caratteristiche torrette avanzate e l'ampio portico in stile gotico catalano eretto intorno al 1465, si affaccia sul cosiddetto planum Ecclesiae. Questa piazza è delimitata da una lunghissima balaustra di marmo sui cui pilastri sono state poste statue di santi. La piazza ha una pavimentazione che è stata ridisegnata nell'anno 2000. Lungo via Matteo Bonello si possono ammirare le statue di san Gregorio Magno e di sant'Agostino, che vennero realizzate da Giovanni Travaglia nel 1673. Quelle di san Girolamo e sant'Ambrogio, furono invece realizzate da Antonio Anello.
La statua ci presenta un monumentale sant'Agostino, ritto in piedi, dal volto ieratico ed autorevole. In testa porta la mitra, mentre il volto, dall'aspetto serioso, è sommerso da una folta barba riccioluta che scende fino al petto.
La statua propone una immagine del santo che riprende i canoni classici della sua iconografia: nella mano sinistra regge un libro aperto, mentre nella destra regge una chiesa. Indossa i vestiti episcopali e in testa porta una mitra dalle forme slanciate e possenti. il viso di Agostino è scavato dalle rughe del tempo e presenta un'espressione matura e autorevole. Il viso è arricchito da una folta barba riccioluta che gli scende fin sul petto. Altre sculture che raffigurano i Dottori della Chiesa San Girolamo e San Gregorio Magno, Sant'Agostino e Sant'Ambrogio, in seguito alla ristrutturazione della Cattedrale di Palermo nel 1780 furono poste alla base dei pilastri che reggono la cupola: la scelta dei pilastri non fu casuale ma derivata dalla volontà allegorica dei pilastri su cui poggia la Chiesa.
Agostino è stato frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è stato associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.
Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.
Giovanni Travaglia
Giovanni Travaglia nacque a Palermo nel 1643 da una famiglia originaria di Carrara. Genero di un altro scultore o piuttosto marmoraro, Giovan Giacomo Cerasolo, era imparentato anche con Carlo D'Aprile, la cui sorella aveva sposato suo fratello Antonino. Era inoltre cognato di Gaspare Serpotta, marito a sua volta della sorella Antonina. Nel 1681, ancora giovane divenne architetto del Senato. Per la balaustra del Duomo Giovanni scolpì quattro statue di santi, Gregorio, Agostino, Massimiliano e Golbodeè, improntate a un sobrio realismo. Muore precocemente nel 1687.