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PITTORI: Vitali Alessandro

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

VITALI ALESSANDRO

1600-1630

Urbino, chiesa di S. Agostino

 

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

L'opera è una pala d'altare che si conserva nella chiesa di sant'Agostino a Urbino, dipinta da Alessandro Vitali nacque a Urbino nel 1580 e morì probabilmente verso il 1640. Fu allievo di Federico Barocci.

Indicato spesso con il titolo di Visione di sant'Agostino è anche noto come Sant'Agostino in adorazione del Crocifisso e della Madonna.

In realtà il soggetto si riferisce a un episodio leggendario che compare nella iconografia agostiniana a partire dal Quattrocento.

La scena che vi figura riprende una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati ad essa, che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere".

Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

La prima immagine di Maria "Galactotrephousa" (così era chiamata in Oriente, mentre in Occidente veniva appellata come "Maria Lactans") è di origine copta e si trova in una cella monastica di Banit in Egitto e in una caverna eremitica del Monte Latmos in Asia minore (entrambi del sec. VI - VII) nonché a Roma in un frammento di scultura del secolo VI rinvenuto nel Cimitero di San Sebastiano.

L'immagine paleocristiana della Virgo lactans, che nella rappresentazione del gesto materno per eccellenza evidenziava l'incarnazione del Cristo in una creatura terrena, fu recuperata nel secolo XII e incontrò enorme successo a partire dal XIII secolo, in coincidenza con la diffusione, promossa dai crociati, delle icone della Galactotrephousa che stimolò una fiorente produzione d'immagini devozionali sia nella pittura che nella scultura.

Nella fattispecie Vitali ha seguito una raffigurazione iconografica classica, dove sant'Agostino, vestito da vescovo e con tutti gli attributo episcopali, sta in ginocchio, in basso, entro due figure che si stagliano sopra di lui verso cui volge lo sguardo senza saper scegliere dove fissare la sua osservazione. Attorniati da angioletti sulla sinistra sta il Crocefisso, mentre a destra si erge in piedi la Vergine che sta allattando il piccolo Gesù.