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Sant'Agostino cardioforo e la Trinità
AGNELLI FRANCESCO
1730
Milano, Da "Lo Sposo e la Madre di Maria", ed. Francesco Agnelli
Sant'Agostino cardioforo e la Trinità
Questa incisione compare a pagina 126 di un libricino di preghiere che venne pubblicato a Milano nel 1730 per i caratteri dell'editore Francesco Agnelli.
Il libro, dal titolo "Lo Sposo e la madre di Maria Nostra Signora", è un insieme di racconti proposti ai fedeli perchè "riveriscano con particolari ossequi" i SS. Patriarchi nel giorno delle loro feste religiose. L'opera porta la dedica alla contessa Donna Camilla Barberini Borromea vice regina di Napoli.
Il testo fu curato dal dottor Domenico Bigiogero preposto Arciprete della Collegiata di S. Tommaso a Terramara. Nelle diverse pagine si snodano i racconti dei Santi Giuseppe, Anna, Benedetto e Ignazio: da pag. 127 fino a pagina 160 si snoda infine la storia della vita di sant'Agostino narrata in tredici giorni.
L'immagine riportata a fianco apre la narrazione relativa al santo vescovo di Ippona. Il soggetto è lo stesso Agostino che si trova nel suo studio che viene accuratamente descritto. Il santo indossa la tunica nera dei monaci agostiniani che in lui hanno sempre visto il proprio fondatore e santo patrono e porta la cintura ai fianchi. E' seduto davanti ad un tavolo, una specie di scrittoio dove è appoggiato un calamaio con la penna e un libro. Ai suoi piedi sono accatastati alcuni libri, in parte chiusi ed in parte aperti. Un altro libro aperto, ma senza alcuna scritta, si trova alle sue spalle su un leggio. Il bastone pastorale da vescovo sta alle sue spalle appoggiato ad un muro in mattoni. Non si nota la presenza della mitra. il viso di Agostino è raggiante ed ha una espressione matura e consapevole del grande momento che sta vivendo.
Nella mano sinistra regge un cuore da cui emana una fiamma fortissima che divampa con forza e lingue di fuoco che si allungano fin sul viso. La mano destra ed il braccio sono aperti quasi in segno di accoglienza a quanto gli si sta rivelando dall'alto.
Una vivida luce getta un fascio proprio in direzione di Agostino e nel fascio si legge chiaramente INELUCET, mentre al centro del bagliore luminoso appare un triangolo equilatero, simbolo della Trinità.
La scritta in pedice Gratia Dei sum quod sum, specifica che la grandezza che gli uomini attribuiscono alle sue opere e ai suoi scritti in realtà gli deriva da una meravigliosa benevolenza di Dio: "Per Grazia di Dio - dice Agostino - sono quello che sono."
Agostino è stato il primo teologo latino ad avere affrontato in maniera rigorosa e sistematica il tema della Trinità, di natura squisitamente teologica e pertanto particolarmente astratto. Le sue radici sono nello stesso Nuovo Testamento dove, con Pietro e soprattutto Paolo, si fa del Cristo una persona divino-umana, e dove si fa del dio ebraico l'unico padre del Cristo, per cui questi gli diventa figlio unigenito. Nello stesso vangelo di Giovanni, si parla dello Spirito come di un "consolatore" mandato agli uomini in attesa della fine dei tempi.
Il De Trinitate è un testo fondamentale di Agostino che fu iniziato nel 399 e pubblicato nel 419. Agostino non era il primo in Occidente a scrivere su questo tema: già l'avevano fatto, seppure in modo frammentario, Tertulliano, Ilario e Ambrogio di Milano che hanno sicuramente influenzato la sua teologia. Ma è soprattutto Plotino, col suo neoplatonismo, a costituire un punto di riferimento privilegiato. Agostino lesse anche le opere trinitarie di Atanasio, Basilio, Gregorio Nazianzeno, Epifanio, Didimo il Cieco, ma non sembra che questi padri del mondo greco o orientale abbiano influito molto sul suo pensiero.
Il De Trinitate prende le mosse polemizzando con gli ariani, gli eunomiani e i sabelliani. Lo scopo infatti è quello di dimostrare che la Trinità è il solo unico vero Dio in tre persone. Il procedere speculativo di Agostino è di tipo astratto-concreto-astratto. Egli cioè parte dall'unità o unicità di Dio, considerata come un'idea ormai consolidata dopo che la polemica contro i politeisti è finita da un pezzo, per porre solo successivamente la pluralità delle tre persone, concludendo infine con le loro opposizioni di relazione. L'unità della divinità in tre ipostasi è garantita dall'unità della sostanza. La diversità delle persone, cioè della loro identità, è per così dire assorbita dalla loro unità.
Famiglia Agnelli
Federico Agnelli fu il capostipite di una famiglia di tipografi milanesi, che per quasi tre secoli tennero bottega in Santa Margherita. Federico fu incisore, calcografo e tipografo: nacque a Milano nel 1626 e vi morì nel 1702. A Federico succedettero nella direzione della tipografia il figlio Francesco (1665-1739) e i nipoti Antonio (1719-1750), Pasquale (1761-1839) e Pietro (1814-1879). Un fratello di Antonio fu tipografo a Genova, mentre Giambattista, un altro fratello sacerdote, con i nipoti Giambattista e Giuseppe, figli di suo fratello Federico, impiantò a Lugano nel 1746 la prima tipografia del Canton Ticino (la chiamò "Stamperia Privilegiata della Suprema Superiorità Elvetica"). La tipografia, detta anche Luganese, nel 1799 venne distrutta da una folla che mise la città a sacco. Dal ramo principale si staccò, nel 1813, Giacomo Agnelli che con i suoi successori tenne un altro negozio a Milano sino al 1923.