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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Anonima agostinianaPITTORI: Anonima agostiniana
santa Monica a Cartagine in riva al mare
ANONIMA AGOSTINIANA
XVIII secolo
Milano, Convento di via Ponzio
Santa Monica prega a Cartagine
Un angelo porta una chiaro messaggio a Monica disperata: Ubi tu ibi et ille. La santa è in riva al mare, sulla spiaggia di Cartagine, probabilmente davanti alla chiesa di san Cipriano, dove Agostino l'ha abbandonata ingannandola. Sullo sfondo si nota all'orizzonte una nave che si sta allontanando: è quella di Agostino che sta volgendo le vele verso Roma, dove il santo voleva dare sfogo alle sue ambizioni di carriera sociale. Di questo episodio Agostino scrive: "La esaudisti e non disprezzasti quelle lacrime che sgorgando copiose dai tuoi occhi, bagnavano la terra in ogni luogo dove essa pregava." (Conf. 3, 11-3)
La pittrice agostiniana ha raffigurato Monica con un viso giovanile, attento e mesto, ma non senza un filo di speranza. La scena si svolge in una atmosfera notturna che è resa bene dai contrasti fra luci e ombre.
Ma la vera ragione di questo mutamento di luogo tu la sapevi, Dio, e non la palesavi né a me né a mia madre, che pianse disperatamente la mia partenza e mi seguì fino al mare. Dovetti ingannarla, perché cercava di trattenermi con la forza e costringermi o a rinunciare o a prenderla con me: e finsi di voler solo andare a tener compagnia a un amico che stava per partire, in attesa che si levasse il vento. Ho mentito a mia madre, a quella madre: e sono fuggito. Sì, e anche questo tu mi hai condonato se la tua indulgenza poi mi salvò dalle acque del mare, pieno di sozzure com'ero, per preservarmi all'acqua della tua grazia: quando scorrendo su di me fece asciugare i fiumi di lacrime di cui mia madre ogni giorno ti irrigava il suolo ai suoi piedi. Eppure, poiché si rifiutava di tornare a casa senza di me, io la convinsi a fatica a passare la notte in un luogo vicino alla nostra nave, una cappella dedicata al beato Cipriano. Ma quella notte io partii clandestinamente e lei rimase a piangere e a pregare.
E cosa ti chiedeva, Dio mio, fra tante lacrime, se non che tu mi impedissi di prendere il mare? Ma nella profondità del tuo pensiero tu esaudisti la sostanza del suo desiderio, senza curarti della preghiera del momento, per far di me quello che lei ti aveva sempre chiesto. Il vento si levò e ci gonfiò le vele, e il lido scompariva ai nostri occhi, quel mattino, quando lei pazza di dolore ti tempestava le orecchie di lamenti e gemiti. Tu nella tua sprezzante indifferenza intanto mi strappavi alle mie passioni per stroncarle, e lasciare che un giusto staffile di dolore punisse quel suo carnale struggimento. Amava avermi con sé, come tutte le madri, ma molto più della gran maggioranza di loro; e non sapeva quali gioie tu le avresti fatto nascere dalla mia assenza. Non lo sapeva e perciò si scioglieva in gemiti e singhiozzi, e questo tormento rivelava in lei l'eredità di Eva, che cercava fra i lamenti quello che fra i lamenti aveva partorito. E però dopo aver maledetto la mia slealtà e crudeltà ricominciò a supplicarti per me: lei se ne andava di nuovo alla sua solita vita, io a Roma.
AGOSTINO, Confessioni, 5, 8, 15