Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Maestro di Altamura

PITTORI: Maestro di Altamura

Madonna della Provvidenza con Sant'Agostino e san Carlo Borromeo

Madonna della Provvidenza con Sant'Agostino e san Carlo Borromeo

 

 

MAESTRO DI ALTAMURA

1710

Altamura, chiesa di sant'Agostino

 

Madonna della Provvidenza con Sant'Agostino e san Carlo Borromeo

 

 

 

La tela che raffigura la madonna della Provvidenza con ai suoi piedi sant'Agostino si trova nella chiesa di sant'Agostino ad Altamura. La Vergine dal volto giovanile reca in grembo il figliolo Gesù che agita un ramoscello di ulivo. Maria con la mano sinistra regge invece delle spighe di grano. Ai lati della nuvola su cui siede sono disposti di angioletti alati che fanno da corona coreografica alla maestosità dei due personaggi principali.

Ai piedi della Vergine e del Bambino sono ritti in piedi due personaggi: quello di destra è sant'Agostino, che, a differenza di san Carlo Borromeo, che volge lo sguardo verso la Vergine, ha il volto indirizzato al fedele che osserva la scena. Con l'indice della mano destra indica di indirizzare lo sguardo verso l'alto, in direzione della Vergine della Provvidenza.

Agostino indossa il piviale episcopale e regge con la mano sinistra un esile ed elegante bastone pastorale. Sotto il piviale il pittore ha dipinto il nero saio che contraddistingue i monaci agostiniani, a rimarcare la loro diretta discendenza dal santo considerato Padre fondatore dell'Ordine. Il volto di Agostino ha un aspetto giovanile con una folta barba. Alla base della tela che misura 230x148 cm si può leggere l'iscrizione mutila EX D. NE P. [...] FULGENTY FILO.

La chiesa di sant'Agostino sorge al di fuori di quella che fu l'antica cinta muraria che difendeva la città. Essa venne edificata sull'area della cadente cappella dedicata a san Bartolomeo, un edificio religioso che fu concesso ai padri agostiniani nel corso del XVI secolo dai maggiorenti della città. La data 1570 e lo stemma cittadino leggibili sull'architrave d'ingresso lo ricordano. La nuova chiesa fu inizialmente intitolata a santa Maria del Popolo e solo successivamente ad Agostino. I frati eressero contemporaneamente anche l'annesso monastero. In seguito alle dismissioni dei conventi volute dalle leggi napoleoniche, confermate con l'Unità d'Italia, il convento cessò d'esistere e venne trasformato in mattatoio comunale.

La facciata attuale della chiesa si presenta incompleta e conserva l'antico portale cinquecentesco. Il disegno architettonico tuttavia rivela stilemi barocchi, conseguenza dei rifacimenti settecenteschi, in particolar modo nei pilastri compositi con capitelli corinzi e nella profonda grande finestra alla cui base poggia un elemento decorativo a conchiglia. L'interno si presenta a croce greca e conserva numerose lapidi sepolcrali di famiglie nobili cittadine che nutrivano un legame con l'ordine agostiniano. Lungo la navata si susseguono altari settecenteschi riccamente adornati con marmi policromi di scuola napoletana. Alquanto eleganti sono quelli posti lateralmente all'ingresso, inquadrati da alzate in stucco che fanno da cornice ai dipinti settecenteschi che raffigurano San Nicola da Tolentino, in quello di destra, e la Madonna della Provvidenza, in quello di sinistra.

Successivamente troviamo la cappella di Santa Maria della Sanità che venne fatta costruire dalla nobile famiglia Filo, i cui stemmi sono riconoscibili sul pavimento in maiolica eseguito da maestranze napoletane nel 1750, sia ai lati dell'altare marmoreo: qui al centro dell'alzata, si conserva in stucco policromo, l'antica effige seicentesca nobiliare di famiglia. Nella cappella di destra è collocata una tela seicentesca, caratterizzata da stilemi che sono propri della Controriforma, dove sono raffigurate la Vergine e Sant'Anna che presentano Gesù Bambino a Sant'Agostino.

Sull'altare maggiore è collocato in alto al centro, la tela settecentesca raffigurante Sant'Agostino che versa l'acqua della Sapienza a Santi e Padri della Chiesa, mentre nella nicchia a sinistra trovasi la statua in pietra policroma di San Paolo eseguita da maestranze pugliesi nel 1633.

 

 

 

 

La Madonna della Divina Provvidenza è un titolo conferito a Maria allo scopo di celebrare il dono fondamentale che Dio fa di se stesso all'umanità. Maria dunque, come Madre di Gesù, da cui viene la salvezza, dono gratuito di Dio, che si indica con la parola "Provvidenza", dove connaturati concretamente l'Incarnazione e la Redenzione.

Trai quadri dedicati alla "Mater Divinae Providentiae" va ricordato quello che fu realizzato da Scipione Pulzone verso il 1580. Il dipinto venne donato nel 1663 all'ordine dei Chierici Regolari di San Paolo, meglio noti come Barnabiti, i quali lo esposero nella Chiesa di San Carlo ai Catinari a Roma, dove il popolo romano cominciò a venerarne la bella effigie, la cui devozione viene fatta risalire al 1732.