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PITTORI: Maestro di Altamura

Sant'Agostino versa l'acqua della Sapienza a Santi e Padri della Chiesa

Sant'Agostino versa l'acqua della Sapienza a Santi e Padri della Chiesa

 

 

MAESTRO DI ALTAMURA

1700-1720

Altamura, chiesa di sant'Agostino

 

Sant'Agostino versa l'acqua della Sapienza a Santi e Padri della Chiesa

 

 

 

Sull'altare maggiore della chiesa dedicata a sant'Agostino in Altamura si trova collocato in alto e al centro, una tela settecentesca che raffigura il santo vescovo di Ippona mentre versa l'acqua della Sapienza a Santi e Padri della Chiesa. L'opera è un chiaro omaggio alla straordinaria produzione letteraria che Agostino produsse a difesa della dottrina cattolica contro molteplici eresie. La sua parola e i suoi scritti nel tempo furono alimento per pensatori e teologi che ne proseguirono le indagini, i ragionamenti, la ricerca della corretta interpretazione delle Sacre Scritture.

La struttura della composizione, alquanto scenografica, vede Agostino seduto a sinistra mentre da un vaso versa dell'acqua a cui attingono avidamente prelati e religiosi. Il santo indossa il piviale episcopale e in testa porta la mitra. Il volto di Agostino esprime una grande attenzione e un notevole impegno in questa sua attività, maggiormente rimarcato dalla vetustà del viso e dalla barba bianca che ne accentua la maturità.

Ai suoi piedi e davanti a lui decine di religiosi, prelati, monaci, un papa, guardano verso di lui, meravigliati e con occhi pieni di stupore. Alle spalle del santo un angioletto gli regge il bastone pastorale, ritto in piedi su un piedistallo che appartiene a una struttura dall'architettura classica.

 

La chiesa di sant'Agostino sorge al di fuori di quella che fu l'antica cinta muraria che difendeva la città. Essa venne edificata sull'area della cadente cappella dedicata a san Bartolomeo, un edificio religioso che fu concesso ai padri agostiniani nel corso del XVI secolo dai maggiorenti della città. La data 1570 e lo stemma cittadino leggibili sull'architrave d'ingresso lo ricordano. La nuova chiesa fu inizialmente intitolata a santa Maria del Popolo e solo successivamente ad Agostino. I frati eressero contemporaneamente anche l'annesso monastero. In seguito alle dismissioni dei conventi volute dalle leggi napoleoniche, confermate con l'Unità d'Italia, il convento cessò d'esistere e venne trasformato in mattatoio comunale.

La facciata attuale della chiesa si presenta incompleta e conserva l'antico portale cinquecentesco. Il disegno architettonico tuttavia rivela stilemi barocchi, conseguenza dei rifacimenti settecenteschi, in particolar modo nei pilastri compositi con capitelli corinzi e nella profonda grande finestra alla cui base poggia un elemento decorativo a conchiglia. L'interno si presenta a croce greca e conserva numerose lapidi sepolcrali di famiglie nobili cittadine che nutrivano un legame con l'ordine agostiniano. Lungo la navata si susseguono altari settecenteschi riccamente adornati con marmi policromi di scuola napoletana. Alquanto eleganti sono quelli posti lateralmente all'ingresso, inquadrati da alzate in stucco che fanno da cornice ai dipinti settecenteschi che raffigurano San Nicola da Tolentino, in quello di destra, e la Madonna della Provvidenza, in quello di sinistra.

Successivamente troviamo la cappella di Santa Maria della Sanità che venne fatta costruire dalla nobile famiglia Filo, i cui stemmi sono riconoscibili sul pavimento in maiolica eseguito da maestranze napoletane nel 1750, sia ai lati dell'altare marmoreo: qui al centro dell'alzata, si conserva in stucco policromo, l'antica effige seicentesca nobiliare di famiglia. Nella cappella di destra è collocata una tela seicentesca, caratterizzata da stilemi che sono propri della Controriforma, dove sono raffigurate la Vergine e Sant'Anna che presentano Gesù Bambino a Sant'Agostino.

Sull'altare maggiore è collocato in alto al centro, la tela settecentesca raffigurante Sant'Agostino che versa l'acqua della Sapienza a Santi e Padri della Chiesa, mentre nella nicchia a sinistra trovasi la statua in pietra policroma di San Paolo eseguita da maestranze pugliesi nel 1633.