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PITTORI: Martin Altomonte

Sant'Agostino cardioforo scrive ispirato da Dio

Agostino cardioforo

 

 

MARTIN ALTOMONTE

1740

Herzogenburg, monastero Canonici Agostiniani

 

Sant'Agostino cardioforo scrive ispirato da Dio

 

 

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3

 

 

Martino Altomonte nacque nel 1657 a Napoli. Italiano di nascita, in realtà era di origini austriache e il suo vero nome era Johann Martin Hohenberg. Pittore barocco di scuola italiana ha lavorato principalmente in Polonia e in Austria. Suo padre era nativo del Tirolo ed era emigrato a Napoli. Altomonte si è formato come apprendista di Giovanni Battista Gaulli a Roma, dove ha studiato con accanto Carlo Maratti. Dopo un lungo percorso artistico nel 1684 divenne il pittore di corte di Giovanni III Sobieski, re di Polonia e per l'occasione mutò il suo nome in Altomonte.  A Varsavia dipinse per lo più scene di battaglia (famoso è la raffigurazione dell'assedio di Vienna) e opere religiose. Suo figlio Bartolomeo Altomonte, anch'egli pittore, nacque nel 1694. Altomonte si trasferì a Vienna verso il 1699-1702, dove rimase per il resto della sua vita, dipingendo numerosi affreschi e pale d'altare. Fu nominato membro della Akademie der Bildenden dove si diede all'insegnamento. I pochi dipinti ad olio superstiti di questo periodo, ad esempio Susanna e i vecchioni (1709, Vienna, Belvedere), mostrano il forte influsso della pittura napoletana di Luca Giordano e suggerire anche influenze veneziane. Morì a Vienna nel 1745.

Altomonte ha sviluppato uno stile misto napoletano-veneziano, che rivitalizza l'architettura illusionistica di Andrea Pozzo. Ha saputo dar vita a uno stile che costituirà a lungo lo standard per la pittura barocca viennese. Nei suoi dipinti ad olio seppe introdurre toni da pastello veneziano tra gli elementi del chiaroscuro drammatico napoletano. Nel 1709-1710 ha lavorato sui dipinti del soffitto per la Residenza dell'arcivescovo di Salisburgo. Ha anche realizzato dipinti per altare a Vienna per la chiesa di S. Dorotea (1713), di san Pietro, di santo Stefano (entrambi del 1714) e per la chiesa parrocchiale di Krems. Altre sue opere sono onte alla Deutschordenskirche di Lubiana (1715). Nel 1716 ha dipinto gli affreschi del soffitto in Belvedere Inferiore a Vienna.

Altre sue opere si trovano infine anche a Herzogenburg, nel monastero e nella chiesa dei Canonici Agostiniani.