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Sant'Agostino lava i piedi a Cristo pellegrino
AVANZI GIUSEPPE
1700-1710
Ferrara, chiesa dei SS. Giuseppe e Rita
Sant'Agostino lava i piedi a Cristo pellegrino
Probabilmente il dipinto era originariamente collocato assieme al dipinto di Tommaso Capitanelli che raffigurava "Il transito di San Giuseppe" nel presbiterio della
chiesa conventuale dei santi Giuseppe e Rita.
La tela, di formato lunettato, è dipinta ad olio e misura cm 186 in altezza e 400 in lunghezza.
Nel dipinto è raffigurato sant'Agostino che lava i piedi a Cristo, che gli appare nelle sembianze di un pellegrino. Nell'angolo sinistro, sotto il teschio, vi è una scritta poco leggibile, che potrebbe essere quella che abitualmente accompagna questo genere di soggetto iconografico: "O grande padre Agostino, ti affido la mia Chiesa", tratto da un apocrifo ambrosiano.
Il santo è vestito con la tunica nera dei monaci che seguono la sua regola ed è chino di fronte a Cristo intento a lavare il suo piede destro. Un grande catino davanti a lui colmo d'acqua gli consente di procedere nel lavaggio. Il santo ha un aspetto anziano, con una folta barba, capelli radi e uno sguardo intensamente dedicato all'operazione che sta svolgendo. Cristo alza il braccio sinistro in segno di approvazione.
La scena si svolge in aperta campagna con due ali di piante che aprono un cono visuale che sfocia su un panorama lontano animato da acque e montagne.
Questa leggenda mette in luce la carità di Agostino e divenne molto cara agli Eremitani ed ai Canonici, che seguivano la sua regola. Secondo M. Aurenhammer, che lo affermò nel suo Lexikon der christlichen Ikonographie (Vienna, 1953), la leggenda sarebbe stata elaborata in Spagna, dove in effetti appare per la prima volta. Da lì si diffuse nelle Fiandre.
Probabilmente fu estrapolata da qualche frase di Giordano di Sassonia, che nel suo Liber vitasfratrum scrisse: "Unde in Vitaspatrum legitur, quod sanctus Apollonius fratribus suis praecipiebat attentius, ut advenientes fratres quasi Domini susciperent adventum: "Nam et adorari adventantes fratres propterea", inquit, "traditio habet ut certum sit in adventu eorum adventum Domini nostri iesu Christi haberi, qui dicit: Hospes fui et susceptistis me". Et hoc sumpta est illa laudabilis observantia Ordinis, ut fratres hospites recipiantur cum genuflexione et manuum deosculatione."
N. CRUSENIUS nel suo Monasticon Augustinianum, I, 7 pubblicato a Vallisoleti nel 1623 a sua volta scrive: "Ad interiora deserti secedens, Christum hospitio suscipit, pedes lavat et audit: 'Augustine, Filium Dei hodie in carne videre meruisti; tibi commendo Ecclesiam meam.' S. Prosper et alii ", dove questi alii sarebbero Ferdinando vescovo di Tarragona e Jean Maburn canonico regolare.
Il primo a produrre questo tema iconografico fu Huguet, ma sarà Bolswert con le sue incisioni a diffonderlo ampiamente. La valenza di questo soggetto è teologicamente importante sia perché abbondano i testi agostiniani che sottolineano il valore dell'ospitalità al pellegrino, e perché Agostino stesso diede molta importanza all'ospitalità nei suoi monasteri. Già nelle Costituzioni Agostiniane del 1290 si trova il passo che stabilisce per i pellegrini la possibilità di lavarsi i piedi nel monastero. Nel 1686 si ribadisce che bisogna lavare i piedi dei pellegrini come se fossero la persona di Cristo.
Il tema di Agostino che lava i piedi al Cristo ha un grande valore anche teologico, poiché secondo la tradizione degli agostiniani eremitani, Agostino quando era monaco a Tagaste si sarebbe ritirato in un eremo con finalità di pura contemplazione. L'apparizione di Cristo in forma di pellegrino, gli avrebbe imposto di ritornare al mondo per testimoniare con la parola e le opere la vita cristiana.
Avanzi Giuseppe
Nato a Ferrara nel 1645 si formò nella bottega di Francesco Costanzo Cattaneo, dove l'arte pittorica e, alla morte di quest'ultimo nel 1655, continuò da solo cercando, molte volte anche con vere copie, di interpretare i grandi come Tiziano, Correggio, Guercino e i Carracci. Questo esercizio gli assicurò un grande spirito di osservazione e una notevole velocità esecutivi, tanto da produrre un gran numero per le chiese e i palazzi ferraresi.
Al 1674 risale l'affresco della Vergine in Gloria con i santi Maurelio e Carlo Borromeo nella chiesa di San Carlo. Il Risanamento di uno storpio ad opera di san Pietro è una ulteriore sua pregevole opera realizzata originariamente per la Confraternita di San Lorenzo, che venne poi trasferita a Sabbioncello S. Pietro. Per la Confraternita di San Lorenzo, il pittore eseguì anche altre opere tra cui la pala d'altare che rappresenta il Martirio di San Lorenzo, oggi conservata nella chiesa di Santo Stefano.
Oltre a temi religiosi, Avanzi per le committenze della nobiltà ferrarese dipinse paesaggi e nature morte. Poche purtroppo sono le sue opere giunte fino a noi, fra cui ricordiamo l'Apparizione della Beata Vergine e San Pietro ai compagni di San Brunone, visibile nella Chiesa di San Cristoforo alla Certosa. Avanzi morì nella sua città natale nel 1718.