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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Anonimo di BarcellonaPITTORI: Anonimo di Barcellona
Il concilio di Cartagine
ANONIMO DI BARCELLONA
XVII-XVIII secolo
Chiesa di sant'Agostino, Barcellona
Agostino interviene alla Conferenza di Cartagine
Nella grande tela a destra dell'abside è raffigurata la Conferenza di Cartagine che vide Agostino come protagonista e presidente dell'assemblea dei vescovi africani. Agostino si erge in mezzo alla assemblea dei vescovi con la mano destra alzata a sostenere con maggior vigore l'impeto del suo discorso. Tutti gli altri presenti hanno lo sguardo e l'attenzione rivolta verso di lui.
La scena ha un che di classico e di grandioso che avvicina l'opera ai temi monumentali propri del Settecento. Si ignora l'autore della tela. Il soggetto della scena riporta ad un famoso e sanguinoso episodio che contraddistinse la storia romana d'Africa nella fase finale dell'impero prima dell'invasione vandalica.
L'esito finale fu il martirio di Marcellino, alto funzionario imperiale e amico di Agostino. Il fatto è strettamente legato allo scisma donatista che dilaniò per più di un secolo la Chiesa africana. Gli inizi risalgono al 310 quando venne contestata la validità della elezione del vescovo di Cartagine, Ceciliano, perché consacrato da vescovi "traditori". Quando l'editto di Diocleziano impose ai cristiani di consegnare i libri sacri per bruciarli, coloro che ne assecondarono la volontà furono detti "traditores" e considerati come pubblici peccatori. Il vescovo Donato (da cui il nome di donatismo alla sètta), opposto dal partito scismatico al legittimo vescovo Ceciliano, aveva riassunto l'affermazione dottrinale in questi due punti: la Chiesa è la società dei santi; i sacramenti amministrati dai peccatori sono invalidi. Il pretesto dottrinale mascherava in realtà opposizioni regionali e sociali: Numidia contro Africa proconsolare, proletari contro proprietari romani. E' a questo punto che si inserisce la vicenda personale di Marcellino che svolgeva a Cartagine le mansioni di tribuno e di notaio. Buon padre di famiglia, cristiano esemplare, venne definito dall'amico Agostino uomo molto noto per l'universale stima di cui godeva per la sua religiosità: "fama et pietate notissimus".
Desideroso di apprendere, si rivolse spesso ad Agostino per avere chiarimenti sui punti più controversi della dottrina cattolica. Dobbiamo alla lodevole curiosità del pio funzionario alcune opere scritte dal grande teologo di Ippona, come il trattato "Sulla remissione dei peccati", "Sullo spirito" e quello più celebre "Sulla Trinità", che tuttavia Marcellino non poté leggere perché nel frattempo aveva pagato con la vita il coraggio di schierarsi dalla parte della tradizione cattolica, nella conferenza tenutasi a Cartagine nel 411 tra i vescovi cattolici e i donatisti. Marcellino diede la vittoria ai cattolici, e ciò valse un editto di proscrizione contro i donatisti promulgato dall'imperatore Onorio. Per questo i donatisti si vendicarono accusandolo di complicità con l'usurpatore Eracliano. L'accusa era grave e Marcellino fu condannato a morte dal conte Marino il 13 settembre. L'anno dopo lo stesso imperatore riconosceva l'errore commesso dalla giustizia romana. Caduta l'accusa di intesa tra Marcellino e il ribelle Eracliano, vennero sanzionate e approvate tutte le decisioni prese dal tribuno Marcellino, che la Chiesa onorò come martire per non essere mai sceso a compromessi con la verità neppure dinanzi alla morte.
411: Agostino presiede la Conferenza di Cartagine
Nel giugno 411, alla presenza di 286 vescovi cattolici e 279 vescovi donatisti, fu organizzata a Cartagine una solenne conferenza. I portavoce dei Donatisti erano Petiliano di Costantina, Primiano di Cartagine ed Emerito di Cesarea, gli oratori cattolici Aurelio di Cartagine ed Agostino. Alla questione storica in discussione, il vescovo di Ippona provò l'innocenza di Ceciliano e del suo consacratore Felice, sostenendo, nel dibattito dogmatico, la tesi cattolica che la Chiesa, finché esiste sulla terra, può, senza perdere la sua santità, tollerare i peccatori al suo interno nell'interesse della loro conversione. A nome dell'imperatore il proconsole Marcellino sanzionò la vittoria dei cattolici su tutti i punti in discussione.
Essi stessi per primi, inoltre, fecero quel che adesso rimproverano a noi per trarre in inganno i sempliciotti, dicendo che i cristiani non debbono chiedere alcun appoggio agli Imperatori cristiani contro i nemici di Cristo. Questo fatto i donatisti non hanno osato negarlo neppure nella conferenza che tenemmo insieme a Cartagine. Non solo, ma hanno perfino osato vantarsi che i loro predecessori intentarono un processo criminale contro Ceciliano, e per giunta hanno sparso la menzogna d'aver fatto condannare Ceciliano ... In qual modo poi nella stessa conferenza, essi fossero battuti su tutta la linea, lo affermano i verbali relativi.
AGOSTINO, Lettera 185, 2, 6 a Bonifacio de correctione Donatistarum