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PITTORI: Matteo Bartini

Agostino in adorazione del Crocefisso e della Vergine di Mattero Bartini

Agostino in adorazione

 

 

MATTEO BARTINI

1786-1790

Prato, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino in adorazione del Crocefisso e della Vergine

 

 

 

 

L'imponente e scenografico altare maggiore eretto nel 1745, ospita due angeli in stucco di Carlo Socci e una tela con sant'Agostino in adorazione del Crocifisso e della Vergine col Bambino, opera del pittore pratese Matteo Bertini. L'opera si trova sull'altare maggiore della chiesa di sant'Agostino a Prato.

 

Matteo Bertini (1756-1829), artista pratese, nell'Ottocento affrescò a nuovo la Chiesa dell'Annunziata, un edificio sacro di origini trecentesche. Nel 1321 i Servi di Maria, dopo quindici anni di presenza a Prato, ma senza una propria dimora, cominciano a costruirsi un loro piccolo convento. Nel luglio dell’anno 1337 avvenne la prima consacrazione della chiesa del convento col nome di: "Chiesa dell'Annunziata".

 

L'episodio è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

La prima immagine di Maria "Galactotrephousa" (così era chiamata in Oriente, mentre in Occidente veniva appellata come "Maria Lactans") è di origine copta e si trova in una cella monastica di Banit in Egitto e in una caverna eremitica del Monte Latmos in Asia minore (entrambi del sec. VI - VII) nonché a Roma in un frammento di scultura del secolo VI rinvenuto nel Cimitero di San Sebastiano. L'immagine paleocristiana della Virgo lactans, che nella rappresentazione del gesto materno per eccellenza evidenziava l'incarnazione del Cristo in una creatura terrena, fu recuperata nel secolo XII e incontrò enorme successo a partire dal XIII secolo, in coincidenza con la diffusione, promossa dai crociati, delle icone della Galactotrephousa che stimolò una fiorente produzione d'immagini devozionali sia nella pittura che nella scultura.