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PITTORI: Bencovich Federico

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa scrive le sue opere

Particolare con gli angeli di sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa che scrive le sue opere

 

 

BENCOVICH FEDERICO

1710-1720

Mercato antiquario

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa scrive le sue opere

 

 

 

Questo interessante dipinto raffigurante Sant'Agostino è stato realizzato ad olio su tela ed è stato attribuito a Federico Bencovich, noto anche come il dalmatino per le sue origini, dal prof. Attilio Rossi in una sua perizia calligrafica del 1957. L'opera è passata presso importanti case d'asta nazionali e proviene dal Veneto. L'opera misura 67 x 94 cm e ci presenta un Agostino dal volto ancora giovanile, sia pure con una folta barba nera, che con la mano sinistra regge un libro su cui sta scrivendo con una penna che impugna con la destra.

In alto a destra un gruppo di due angioletti che si guardano negli occhi completa la scenografia.

L'Agostino delle Confessioni è anche poeta. Gli studiosi non hanno tralasciato d'illustrare quest'aspetto. "È il suo senso di poesia - scrive uno di essi - che dà alla realtà spirituale un volto ed una voce, alla realtà sensibile un'anima ed un palpito, sicché, mentre la prima viene accostata a noi senza perdere la sua immateriale purezza, la seconda, senza che ne abbiamo la concretezza visibile, ci si fa scala per salire a Dio".

Ed un altro afferma che tutte le qualità di Agostino scrittore, che furono molte, non spiegano la loro efficacia "se non si tiene conto della grandezza del genio poetico del figlio di Monica". La poesia è l'espressione più alta delle vibrazioni dell'anima, spesso della mistica. Così fu per Agostino. La sua fu la poesia dell'amore, dell'amicizia, della bellezza, del bisogno di Dio, della speranza; la poesia, per dirla con un sua immagine, d'un " filo d'erba assetato ": " Non abbandonare i tuoi doni - dice egli a Dio -, non disdegnare questo tuo filo d'erba assetato".

 

 

Federico Bencovich

Nato in Dalmazia nel 1677 giunse giovanissimo a Venezia per studiare pittura. Verso il 1695 lo troviamo nella bottega di Carlo Cignani a Bologna e successivamente in quella di Giuseppe Maria Crespi. Risale al 1707 la sua prima opera documentata, che raffigura Giunone in una sala di Palazzo Orselli Foschi a Forlì. Nella bottega di Crespi incontra e conosce Giovanni Battista Piazzetta. Attorno al 1710 fa ritorno a Venezia. Nel 1715 riceve una commissione dal principe Franz Lothar von Schönborn, vescovo di Bamberga, che gli ordina quattro dipinti per la sua residenza di Pommersfelden. Bencovich, detto anche il dalmatino, è documentato a Vienna, a Verona e nel 1724 a Milano. Una delle sue opere migliori, il ritratto del beato Pietro Gambacorta, nella chiesa veneziana di San Sebastiano, risale al 1726. Assai apprezzato dai committenti, Bencovich nel 1730 ritorna a Vienna, dove ottiene la nomina, nel 1734, a pittore di corte del principe Friedrich Karl von Schönborn. Dipinge due tele, andate perse, per la Cappella della Residenza del principe a Würzburg, l'Assunzione di Maria e La caduta degli angeli ribelli, rimpiazzate pochi anni dopo da opere di Giovanni Battista Tiepolo. Nel 1735, per la medesima Residenza, dipinge un Mosè e Aronne davanti al Faraone e il sacrificio di Jefte, anch'esse andate distrutte nel corso della seconda guerra mondiale. Lasciato l'incarico di Vienna nel 1743, visse l'ultimo decennio della sua vita nel Palazzo del conte di Attems a Gorizia, dove morì nel 1753.