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PITTORI: Antonio Blanchery

Agostino fra i Padri dell'Ordine

La Vergine incorona S. Pelagia con i santi Agostino ed Anna

 

 

ANTONIO BLANCHERY

1771

Torino, chiesa di santa Pelagia

 

La Vergine incorona Santa Pelagia con i santi Agostino ed Anna

 

 

 

La chiesa e l'attiguo convento furono costruiti dalle monache agostiniane, su disegno di Filippo Giovanni Battista Nicolis di Robilant (1723-1783); la chiesa fu consacrata nel 1772. All'inizio dell'Ottocento il complesso edilizio fu diviso fra l'Opera Munifica Istruzione e le Suore di San Giuseppe. La facciata presenta un pronao coronato da un timpano sostenuto da quattro colonne con capitello ionico. Non è molto alta per permettere di vedere la parte superiore dell'edificio, ha elementi barocchi e neoclassici. Il linguaggio espressivo usato dal progettista richiama interpretazioni classicheggianti che vanno oltre il barocco classico. Intorno al vano centrale ad impianto circolare si aggregano gli spazi ellittici delle cappelle laterali, dell'ingresso e, con accresciute dimensioni, del presbiterio.

L'impianto architettonico è arricchito da una serie di parastre sormontate da un'alta trabeazione. A copertura del vano centrale s'innalza una cupola a monta ribassata con una finta prospettiva architettonica al centro; una decorazione a fascioni raccorda la cupola ai pilastri.

Finestrelle ad oculo si inseriscono tra i fascioni alla base delle cupola. Le principali fonti di luce sono costituite da finestroni semiovali sulle cappelle e l'ingresso. Sugli altari i dipinti di Antonio Blanchery (1735-1775) che rappresentano: sull'altare maggiore La Vergine che incorona S. Pelagia con S. Agostino e S. Anna; sugli altari laterali S. Francesco di Sales in adorazione del S. Cuore e San Luigi Gonzaga in contemplazione del Crocefisso. Sulla sinistra del vano centrale si apre l'ampio coro delle monache agostiniane di forma ovoidale; gli stalli lignei, a doppio ordine di sedili con parapetto, sono sormontati da una balconata riccamente decorata. Qui è conservata una grande tela di Vittorio Amedeo Rapous (1728-1800) che rappresenta il Beato Amedeo di Savoia tra i mendicanti che intercede presso la Vergine, S. Filippo Neri e S. Vincenzo da Paola.

Sulla destra del presbiterio, in alto, una grata nasconde un salone in cui Carlo Alberto, nel 1831 nel corso di una visita all'Opera, assistette alle funzioni religiose, oggi questo spazio viene utilizzato per la realizzazione di attività formative: corsi, seminari, convegni.

Fu nel settembre 1771 che le monache commissionano al pittore Vittorio Blanchery la realizzazione della pala dell'altare maggiore, raffigurante la Vergine mentre incorona Santa Pelagia con i santi Agostino e Anna, e delle due grandi tele destinate alle cappelle laterali: per la cappella di sinistra San Francesco di Sales in contemplazione del Sacro Cuore di Gesù, e per l'altare di destra San Luigi Gonzaga sostenuto da un angelo. Cinque anni dopo i dipinti venivano saldati al padre del Blanchery che, a causa della morte prematura del figlio, aveva portato a termine l'opera facendo "ritoccare e perfezionare" le tele da Vittorio Amedeo Rapous.