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Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
ANTONIO BONAZZA
1758-1762
Bovolenta, chiesa di sant'Agostino
Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
La pala dell'altare di sant'Agostino è inserita in un contesto marmoreo dall'architettura rococò. Ai lati dell'altare di fianco a due colonne sono posizione due statue: quella di sant'Agostino a sinistra e quella di santa Monica a destra. L'altare e le statue vennero realizzate dalla bottega dello scultore Antonio Bonazza e costituiscono due opere non datate riferibili comunque all'ultimo periodo della sua attività.
L'artista ha qui raffigurato il santo nelle sue vesti episcopali, senza mitra in testa né bastone pastorale. Nella mano destra regge un voluminoso libro semiaperto ed ha lo sguardo rivolto verso l'alto in direzione della pala d'altare. Sul capo si osserva un'aureola a forma di cerchio. Una folta e riccioluta barba gli scende dal mento ben oltre la cocolla che porta sulle spalle. In quest'opera si nota la sua capacità di trovare una sintesi tra la tradizione artistica veneta e la spinta innovativa in grado di superare la barriera del conformismo decorativo contemporaneo.
L'importanza di Bovolenta, un grosso centro nella campagna di Padova, è testimoniata nell'XI secolo dalla sua chiesa che compare con il titolo di pieve dedicata a sant'Agostino. Il 1090 è l'anno in cui il vescovo Milone consacra la prima chiesa, fin da allora dedicata a sant'Agostino. Non ne restano testimonianze perché l'edificio fu distrutto da un incendio. Venne ricostruito nel 1141 in pietra a tre navate e fu consacrato dal vescovo Bellino.
Nella controfacciata a sinistra di chi entra si possono riconoscere alcune tracce murarie della precedente chiesa. L'edificio venne ampliato nel 1642 grazie alle donazioni dei fedeli. Fra le opere conservate al suo interno due sono particolarmente interessanti e databili al primo Cinquecento: al centro del presbiterio si trova la pala della Crocifissione con santi attribuita a Pietro de Saliba, nipote del più famoso Antonello da Messina. La seconda, databile all'ultimo quarto del Quattrocento, è un Crocifisso ligneo custodito nella sacrestia vecchia, che si ammira per il suo elegante realismo di stile tedesco. La gran parte delle altre opere testimoniano il gusto artistico del XVII e XVIII secolo. Fra le varie pale d'altare si distingue la pala centinata dell'altare dedicato a sant'Agostino in fondo alla navata destra, che raffigura la Madonna della cintura e santi, opera di Carlo Ridolfi. Nel presbiterio si può ammirare una tela firmata Bartolomeo Ceruti e datata 1632 che descrive l'Ultima cena. La pala con la Gloria di san Carlo Borromeo e i santi Domenico e Nicola, che si trova nel primo altare dopo il battistero, viene attribuita a Giambattista Bissoni. La chiesa possedeva anche degli splendidi altari lignei seicenteschi documentati nelle visite pastorali, di cui è sopravvissuto l'unico esempio relativo alla Madonna del Carmelo. Di grande pregio è pure l'apparato monumentale marmoreo settecentesco. Le sculture barocche dell'altare maggiore si devono a Giovanni Bonazza, mentre sono del figlio Antonio quelle sull'altare di sant'Agostino. L'altare dedicato alla Madonna del Carmine nella navata sinistra conserva opere della bottega di Alvise Tagliapietra. L'imponente battistero marmoreo, restaurato nel 2004, è stato realizzato nel 1771 da Pietro Danieletti, che lo ha arricchito con eleganti figure allegoriche delle virtù teologali.
Antonio Bonazza
Figlio dello scultore Giovanni, e fratello di Francesco e Tommaso, nasce a Padova alla fine del 1698. La sua prime opere risalgono al 1738 quando realizzò piccole figure di angeli in un elegante stile tardo barocco per il tabernacolo dell'altar maggiore della canonica a Carrara San Giorgio. A Padova, dove pose la sua abituale residenza, sposò nel 1739 la nobile Margherita Serigo, di origine nobile, con la quale ebbe dieci figli.
I suoi primi anni di attività sono segnati dall'influenza del vicentino Orazio Marinali e dai lavori che eseguì per le parrocchiali di Boara Polesine, di Borso del Grappa, di Cornegliana e Stanghella. Nel 1742 completò una serie di sculture per la villa di Ludovico Widmann, caratterizzata da rappresentazioni mitologiche e scene di genere. Nel 1757 consegnò un gruppo di statue per il giardino di Peterhof a San Pietroburgo. Tra i suoi lavori più significative si ricordano i busti del duomo di Padova che raffigurano il Cardinale Rezzonico e il Papa Clemente XIV. Nella sua ultima fase creativa Bonazza si avvicinò allo stile realista: esempi sono la santa Anna del 1758 per la chiesa parrocchiale di Carrara San Giorgio e la pregevole marmorea Pietà per la chiesa di S. Giovanni di Verdara. Fu membro della fraglia padovana dei taglia pietra, di cui ricoprì alcune cariche direttive. Grazie a lui Padova divenne un centro importante per la produzione scultorea veneta. Morì a Padova nel 1762. I suoi seguaci più noti furono Francesco Androsi e Danieletti.