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Agostino vescovo e cardioforo
PITTORE SLOVACCO
1780-1790
Bratislava, Galleria Nazionale Slovacca
Agostino vescovo e cardioforo
L'opera è stata realizzata da un anonimo pittore slovacco a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo. Il quadro dalle dimensioni in altezza di 80 cm e in larghezza di 65 cm raffigura sant'Agostino nel suo studio mentre regge fra le mani un grande libro aperto. La cifra stilistica del pittore è piuttosto provinciale per quanto riesca a rendere la tensione emotiva nel viso del santo. Agostino è raffigurato a mezzo busto con i suoi paramenti episcopali. In testa porta la mitra con una interessante decorazione a gemme e perle, il cui motivo trova un parallelo nella bordatura del piviale. Le mani del santo sono grossolanamente piccole rispetto al suo corpo. la mano sinistra regge il libro, mentre la destra sorregge un cuore fiammante. Il volto di Agostino, tratteggiato con una certa maestria ha lo sguardo rivolto oltre l'orizzonte del quadro, quasi fosse alla ricerca di una ispirazione.
La presenza del cuore fiammante è una caratteristica frequente nel simbolismo iconografico agostiniano e prende spunto da un passo del libro nono delle Confessioni, allorché Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.
Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?
AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3