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L'episodio del Tolle lege
FABIO CANAL
1740-1760
Pirano, chiesa della Madonna della Consolazione
L'episodio del Tolle lege
Il questo quadro di Canal, dipinto a olio su tela, raffigura un famoso episodio della vita di sant'Agostino, allorchè, sentendo una voce che diceva tolle lege tolle lege (che in questa occasione il pittore fa scendere da un cumulo di nuvole), prese fra le mani i testi sacri e alla lettura di una lettera di san Paolo decise di farsi catecumeno cristiano.
La struttura del quadro è piuttosto originale: la scena viene descritto in un ambiente campestre anziché nel giardino di una casa. Agostino è seduto con fra le mani un libro aperto, mentre alle sue spalle avanza Alipio.
Sulla sinistra assistono alla scena alcuni pastori.
E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea
Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.
Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze ... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.
AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29
La chiesa barocca della Beata Vergine della Consolazione è situata dove un tempo sorgeva la chiesa medievale di San Michele. Accanto all’altare è appesa una icona bizantina che raffigura la Madonna con il bambino. La chiesa conserva quadri raffiguranti scene tratte dalla leggenda di Sant’Agostino, ricchi intarsi di legno e cornici intagliate.
Fabio Canal
Nasce a Venezia nel 1701 da una relazione extraconiugale tra il nobile Paolo Emilio di Vincenzo Canal, del ramo "dai gigli d'oro", e Caterina Ravera.
Per questo motivo non fu ammesso al patriziato veneziano. Tuttavia venne inscritto nel ceto dei cittadini originari. La sua ascendenza nobile certamente lo agevolò nella sua attività di pittore, una professione che si addiceva al figlio illegittimo di un aristocratico. Si formò alla scuola di Gian Battista Tiepolo e venne subito ammirato dai contemporanei. La critica moderna ha ridimensionato questo giudizio. Oggi Canal è considerato un artista mediocre, troppo legato alla corrente conservatrice influenzata dai tenebrosi secenteschi e da Piazzetta. Stretto collaboratore di Tiepolo, Canal ebbe una carriera praticamente anonima e la prima documentazione relativa alla sua professione risale al 1740-1745 quando lo troviamo iscritto alla fraglia dei pittori. A quell'epoca aveva ormai passato i quarant'anni. Fu tra i fondatori dell'Accademia di Venezia. Le sue opere si trovano soprattutto nei palazzi e nelle chiese di Venezia. I suoi lavori più importanti, terminati nel 1753, sono la Comunione degli Apostoli e l'Esaltazione dell'eucaristia che abbelliscono il soffitto della chiesa dei Santi Apostoli. Sono opere imponenti piuttosto lontane tuttavia dai modelli di Tiepolo. Fu padre del più noto Giambattista Canal, anch'egli pittore. Morì a Venezia nel 1767.