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Madonna della cintura con i santi Agostino e Monica
GIOVANNI CIMICA
1782
Sansepolcro, chiesa di sant'Agostino
Madonna della cintura con i santi Agostino e Monica
La settecentesca tela di Giovanni Cimica, che raffigura la Madonna della Cintura con i santi Agostino e Monica, si trova sull'altare maggiore della chiesa di sant'Agostino a Sansepolcro. Si tratta di una fra le sue ultime opere della maturità. Il santo vescovo di Ippona, inginocchiato nel piano inferiore dell'opera, rivolge lo sguardo allo spettatore e lo invita con la mano sinistra e il braccio teso verso l'alto a contemplare la Vergine e il bambino che gli offrono la sacra cintura.
Agostino è vestita da vescovo, ma sotto il piviale si nota la tonaca nera dei monaci eremitani agostiniani, in ossequio ad una antica consuetudine che vuole proprio il santo fondatore dell'Ordine. Il suo viso è ormai maturo, con una delicata barba grigiastra riccioluta che gli copre il mento. In testa porta una elegante mitra, mentre il suo bastone è retto da un giovane angelo ai suoi piedi che con la mano sinistra alza in alto il cuore fiammante che lo contraddistingue. A destra si può notare Monica, anch'essa vestita con l'abito delle monache agostiniane, che porta la mano destra al petto e rivolge lo sguardo mistico verso l'alto in direzione della vergine. Attorno ai due attori principali si muovono in secondo piano monaci e monache agostiniani. in alto, seduti su una nube fra angeli musicanti, la vergine e il Bambino offrono la sacra cintura ai due santi.
L'episodio riprende le parole di Isaia Et erit Iustitia cingolum lomborum eius et Fides cingolum renum eius, che formano il riferimento teologico del culto della cintura, soprattutto in ambito agostiniano. Il culto mariano ha origini piuttosto antiche: già sant'Ambrogio nel IV sec. promosse un grande sviluppo della marianologia soprattutto in relazione alla Verginità della Madonna. L'eredità teologica mariana ambrosiana fu raccolta da Agostino e dai movimenti religiosi che a lui si ispirarono nei secoli successivi. Il culto mariano costituì un elemento unificante e di resistenza per occidentali e bizantini durante le fasi di espansione araba.
Sarà nel corso del VII secolo che i Franchi assumeranno su di sé questa missione riportandola ad esperienze puramente occidentali, grazie all'aiuto dei missionari delle isole britanniche e dell'Irlanda. Nei secoli precedenti era stato l'accordo tra Longobardi e Roma e diffonderne il culto in ogni città. Dal V secolo la Chiesa di Costantinopoli influì notevolmente sul culto mariano in Lombardia, soprattutto attraverso i monaci che hanno lasciato numerose testimonianze. All'epoca di san Carlo, dal 1560 al 1584, furono promosse nelle diverse parrocchie le istituzioni delle Confraternite del SS. Sacramento in collegamento a quelle già esistenti di ispirazione mariana.
Fra queste era particolarmente attiva la Confraternita della Madonna della Cintura o Confraternitas Cinturatorum. Proprio per l'influsso degli agostiniani, largamente presenti nel XVI secolo a Milano, tale confraternita prese il nome di Arciconfraternita dei Cinturati di S. Agostino e santa Monica sotto l'invocazione di Nostra Signora della Consolazione, ricordando così nella denominazione il fondatore del culto e sua madre. La prima grande festa in onore della Madonna della Cintura si tenne la prima domenica d'Avvento del 1575 in Roma con la partecipazione del papa, di cardinali e di una numerosa popolazione. Per secoli si continuò a celebrare questa festa la prima domenica di Avvento.
Papa Clemente X, con il breve Ex iniucto nobis del 27 marzo 1675, fissò la festa il giorno successivo a quello di S. Agostino. Nel 1700 è nota l'esistenza di confraternite della Madonna della Cintura in tutta Italia, in altre nazioni, nonché a Tagaste.
Giovanni Cimica
Nato verso il 1743 questo pittore aretino ha lasciato diverse opere che attestano la sua attività durata fin nel 1788. Rcordiamo la "Madonna della Misericordia" che si trova nella Collegiata di S. Martino di Foiano, una delle chiese più grandi e imponenti della Val di Chiana. Di lui possediamo anche il ritratto di Pietro Guelfo Camaiani, olio su tela che risale agli ultimi decenni del XVIII secolo e che oggi è conservato nella quadreria del Palazzo Comunale di Arezzo.
Fra i suoi allievi va ricordato Pietro Benvenuti (1769 - 1844) che fu avviato allo studio della pittura ad Arezzo proprio da Cimica.