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PITTORI: Maestro di Como

Agostino vescovo e cardioforo

Agostino vescovo e cardioforo

 

 

MAESTRO DI COMO

1700-1750

Como, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino vescovo e cardioforo

 

 

 

Questa statua si trova in una nicchia nella chiesa di sant'Agostino a Como.

Fondata dagli Eremitani del Convento di San Tommaso presso Cipiglio nei primi anni del 1300, la chiesa agostiniana di Como rappresenta l'unico esempio di architettura ogivale di stile cistercense a Como. Al suo interno si conservano grandi cappelle e qualche residuo lacerto dell'antica decorazione a fresco così come quella della prima metà del Seicento. In uno dei due chiostri compaiono figure di santi affrescate nel primo Quattrocento. La chiesa fu ampliata nei secoli XVII-XVIII, e venne radicalmente ripristinata nel novecento. Nella facciata a cuspide vi sono il portale, il rosone e le finestre; nella lunetta appare un affresco della prima metà del cinquecento.

La statua ci raffigura sant'Agostino vescovo che tiene in mano un cuore fiammante. Con la sinistra regge il bastone pastorale e in testa porta la mitra. Il suo viso ha un aspetto maturo ma ancora giovanile con una folta barba nerastra che gli copre il mento fino alla barba. La scena descritta dall'anonimo scultore riprende un brano delle Confessioni

 

Nel libro nono Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia.

Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale.

Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3