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La doppia Trinità con sant'Agostino e santa Caterina da Siena
MAESTRO DI CUSCO
1700-1730
Lima, Museo d'Arte
La doppia Trinità con sant'Agostino e santa Caterina da Siena
Questo magnifico quadro realizzato a olio su tela appartiene ad un esponente sconosciuto della cosiddetta Scuola pittorica di Cusco. L'opera è di piccole dimensioni (60,5 cm x 42 cm) e raffigura una doppia Trinità con ai loro piedi sant'Agostino, a sinistra, e santa Caterina da Siena a destra.
All'interno di una scenografia radiosa, molto curata e ricca di colori dorati, l'artista ha raffigurato in alto la "prima Trinità" con Iddio Padre e la Colomba dello Spirito Santo.
Vari angioletti, raffigurati con la sola testa o con il busto, affiorano dalle nuvole nerastre su cui si appoggia l'Eterno dallo sguardo bonario e soddisfatto.
Nell'orizzonte sottostante troviamo la "Seconda Trinità" con san Giuseppe, la Vergine Maria e Gesù bambino che è tenuto per mano da entrambi i genitori.
Tutti i personaggi sono vestiti con abiti molto curati, ricamati con precisione e dai disegni sgargianti e appariscenti.
Al piano inferiore si notano infine i due santi inginocchiati che volgono lo sguardo verso l'alto con grande devozione. Agostino con la mano destra regge il bastone pastorale dorato e nello stesso tempo tiene fra le dita un cuore fiammante. Con la mano sinistra regge un libro chiuso che fa da piattaforma ad una chiesa che si alza con nettezza di linee architettoniche. Sotto il ricco piviale accuratamente ricamato in oro si scorge sul petto una croce. Il santo ha lo sguardo rivolto verso l'alto in contemplazione dei misteri che vengono narrati. Il viso ha un'espressione ancora giovanile, le guance ricoperte da una folta barba nera e la testa leggermente calva. Dirimpetto santa Caterina è vestita da monaca: con la mano sinistra regge un cuore su cui è piantata una croce, mentre con la destra, riposta sul petto, accenna a un atto di contrizione e di profonda pietà per quanto sta vedendo. La scena si svolge all'aperto, in campagna o fra i boschi, di cui nota qualche albero nella piccola fessura che si apre fra i personaggi.
L'opera è conservata a Lima presso il locale Museo d'Arte e costituisce un bell'esempio del livello artistico raggiunto dai pittori indigeni che hanno saputo trasfondere nelle opere la gioiosità della vita e dei colori della natura del luogo.
Caterina nacque a Siena nel 1347: a 7 anni fece voto di castità e nel 1364 entrò nell'ordine domenicano, conducendo una vita religiosa in casa propria. Ben presto fu notata per la attività di carità e di capacità di conversione. A sedici anni Caterina entra dunque nel terzo ordine delle Domenicane (o Mantellate, per via del mantello nero sull'abito bianco), pur restando presso la sua abitazione. Lei stessa racconta di essersi avvicinata alle letture sacre pur essendo semianalfabeta e, dopo giorni di estenuanti e poco fruttuose fatiche, di aver ricevuto dal Signore il dono di sapere leggere. Imparerà più tardi anche a scrivere, ma la maggior parte dei suoi scritti e delle sue corrispondenze sono dettate. Si recò ad Avignone da Gregorio XI per conciliarlo con i fiorentini: alla sua opera e a quella di Brigida si deve il ritorno papale a Roma nel 1376. Al suo influsso va ascritta la riforma dell'ordine domenicano. Secondo la tradizione devozionale il 1° aprile 1375 avrebbe ricevuto le stimmate nella chiesa di Santa Cristina a Pisa, dove si trovava su invito di papa Gregorio XI al fine di preparare la crociata da lei sollecitata; queste stimmate sarebbero rimaste invisibili fino alla sua morte. Chiamata a Roma dal papa, vi muore nel 1380 a soli 33 anni, provata da una vita di digiuni e di astinenze forzate, dopo essersi astenuta dal bere per un mese. Meravigliosa è la sua opera letteraria, soprattutto lettere, che mostrano la vastità della sua dottrina e il suo impegno per la Chiesa.
Il corpo è ancora conservato nella basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma.