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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Anonimo di DalpePITTORI: Anonimo di Dalpe
Agostino e Monica con la Madonna della Cintura (Cappella Grande a Dalpe)
ANONIMO DI DALPE
1753
Cappella della Confraternita "della Beata Vergine della Cintura" a Dalpe
Agostino, Monica e la Madonna della Cintura
L'affresco è conservato nella Cappella Grande che sorge tra Dalpe e Cornone. Citata nel 1651, questa bella cappella di campagna è stata forse ricostruita dopo il 1753. Ha subito vari interventi fra i quali si ricorda un restauro nel 1899, mentre recentemente vi ha messo mano l'architetto Luigi Frisoni nel 1998 per riportarla all'antico splendore.
Era chiamata nei secoli scorsi la Cappella della Confraternita "della Beata Vergine della Cintura", nota anche come "Confraternita pacificatrice", una associazione costituita nel 1675 e rifondata nel 1753.
Di questa cappella e della confraternita troviamo notizie nel libro "Dalpe" di Mario Fransioli.
L'affresco, piuttosto semplice e dall'impianto tradizionale, presenta la Vergine con in braccio il Bambino, seduta su una nuvola bianca mentre sta porgendo una cintura ai santi Agostino (vestito da vescovo) e Monica (che indossa l'abito monacale).
Le figure dei due santi sono statiche e denotano la povertà artistica dell'autore, probabilmente un pittore locale.
La festa della Madonna della Cintura viene celebrata la prima domenica dopo il 28 agosto, memoria di sant'Agostino. La devozione alla Vergine della Cintura, secondo la tradizione, è nata dal desiderio di Santa Monica di imitare Maria anche nel modo di vestire: Monica infatti avrebbe chiesto alla Madonna di farle conoscere quale era il Suo abbigliamento durante la Sua vedovanza e, soprattutto, come vestiva dopo l'ascesa al cielo di Gesù. La Vergine, accontentandola, le apparve coperta da un'ampia veste di stoffa dozzinale, dal taglio semplice e di colore molto scuro, ossia in un abito totalmente dimesso e penitenziale. La veste era stretta in vita da una rozza cintura in pelle che scendeva quasi fino a terra. Maria, slacciatasi la cintura, la porse a Monica raccomandandosi di portarla sempre e le chiese di invitare tutti coloro che desideravano il Suo particolare patrocinio ad indossarla. Fra i primi ci fu sant'Agostino e, poco per volta, la cintura divenne uno dei tratti distintivi dell'ordine degli Agostiniani e di quanti hanno regole di vita che traggono spunto da sant'Agostino. La cintura nel mondo romano ed in questo contesto in particolare, aveva un valore simbolico ed indicava un legame (non a caso giocava un ruolo importante nel matrimonio dell'età classica), in un rapporto certamente di livello impari, di sottomissione che comportava una protezione, espressa da parte della Madonna nella forma del Patrocinio. Nella coroncina da recitarsi ogni giorno da parte dei "cinturati" questo accessorio viene interpretato come l'umanità di Cristo che per amore ha sparso il Suo sangue per le Sue creature. Portare la cintura equivale ad avere di fronte a sé il volto del Redentore e deve aiutare a tenere un comportamento aderente al Vangelo, secondo la volontà del Signore. Sono frequenti le immagini in cui si ritrae la Vergine, in alto, tra santa Monica e sant'Agostino in atto di donare la propria cintura: la Madonna appare con il Bambino in braccio, elemento che manca nel racconto tradizionale e non indossa affatto un abito scuro ma è raffigurata quasi sempre con la veste rosa e azzurra: il colore penitenziale rimane solo per la cintura che offre ai fedeli anche perché il nero o il marrone sono due colori capaci di evidenziare il particolare all'interno della composizione pittorica. L'iconografia della Madonna della Cintura è simile in vari casi a quella della Vergine del Rosario e la stessa Cintura si può confondere con quello strumento di preghiera: come nel caso della Madonna di Pompei, anche la Vergine della Cintura viene sovente raffigurata fra due santi uno di sesso maschile e l'altro femminile.